Pègaso - anno I - n. 12 - dicembre 1929

682 R. Bacchelli FinaJlmente questo 111om_e di San Maroo e l'antichissima fo111da– zi-Onedella chiesa., •accoppiati' con quel termine dell'ar,te delle fosse: il Tombollle, evoca no111 so che dell'antico cristianesimo in Ulllvoca– bolario d'operai. Insomma: verità e finzio111e, p,rosa di scienza e prosa di romanzo 1 l'ingegnoso e l'audaioe Cinquecento, la. Milano dei tempi antichi e recenti, stavamo in queste ombre di lllomi e di ricordi vivi sulil'•acqua lenta. Arnche quei suicidi squallidi mi parevruno usciti dalle pagine– dei r-omantici veristi. Questo .. luogo discreto, deserto nelle sera.te di lllebbia milanese, luminoso di riflessi nei giorni di sereno, ha un'aria sua e ben sua, che sta per perdere. Quanto mi piacque il giorno che u111 dotto memorialista mila- 111esemi raccontò che gli esuli veneziani di Campoformio e di No– vara e di Viillafrrunca venivano a cercar casa -sul ToID1bone,perché l'acqua del crunale e ili ponte areato rioordavano loro Ve111ezia ! Ma l'invenno scorso mi capitò di leggere la sollecitatoria di un cittadino sopra il giornale: si copra presto e si spiani il ponte 1 filllalmente, perché col gelo è facille batter l'osso sacro sui gra,dini. La democrazia è un fatto ben vero, e gli ossi sacri dell'opilllione pubblica hrunno più peso dì og111i pietà di ;poeti. Io 1110111 sarò probabilmente mai Accademico d'Italia, e queste mie nostalgie mi chiuderanno anche l'ombra d'u111aprobabilità, in un consesso d!ov'è segreta.rio il duce dei futuristi; ma il mio amore per le città d'Italia non è fatto d'illlerti 111ostalgie solt&nto. Mi danillo vive ed affettuose !lezioni cli civiltà, di gusto, di ,costume, d'alto e familiare stile, di grazia e di forza. Per altr,o ripenso che Tacito tramanda i lagni di quei romani veochi, quamdo Roina risorgeva dall'illloooclio più comod!a, più regolare, più sana, più Jarga. E quelli rimpiangevano i vetusti edifizi, i capolavori periti, e le ombre fresche dellle strade am,guste, antiche. Le ombre fresche e amichevoli! Tacito qui mi parla al cuore; è ,come fosse vivo qrni con me a farmi una confidenza, l'altierissimo Tacito. Il lamento è an-– tioo. ~on si dà aristocrazia senza antichità, ed io comd1Dcioa cre– dere d'essere un aristocratico davvero. Mi dirrunrio che ho del tempo d'a perdere. Ci tengo moltissimo. Aristocrazia 1110n è una professio111e allegra né 1Iucr,osa né indaffarata. RONDINI E VENTO. StamaJI1i, primo di luglio di'un anno quaJlsiasi, ho visto le om– bre, rapide sulla lentezza verde del Tombone solatio, delle ron– d:ini. Saette nere, svetta1110sullo -specchio lordo e frescp sul quale un cielo rotto versa lembi d'·azzurro, poiché è Ullla vivida mattina d'un'estate tardiva e b&gnata di ;pioggia. Il ca111alesuscita e richia!ma una genìa di milJe insetti alati, BibliotecaGino Bianco

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