Pègaso - anno I - n. 12 - dicembre 1929

. Dreissig 1ieiie Erziihler des neuen Russland 767 L'antologia ha dunque un piccante valore documentario, poiché ci dimostra l' indocilità smaniosa dei letterati postrivoluzionarii russi. Ovunque, in queste prose narrative, è una personalità insofferente, una ribellione cioè a quel misticismo dell'impersonalità, di cui i nuovi poeti russi vorrebbero fare la religione intellettuale del bolcevismo. I nuovi poeti russi non cantan più che la massa unanime : e questi trenta prosatori rappresentano trenta acri individualità, critiche non soltanto della civiltà capitalistica ma anche della civiltà (se così si può dire) bolcevica. S'immagina male, per esempio, una personalità- ironica e dissolvente come quella di Ilja Ehrenburg in una massa unanimistica. Questo tipico romanziere ebreo 1 è rappresentato nell'antologia da una novelletta grot– tesca e corrosiva che s'intitola La birreria del Riposo Rosso. Con una violenta assurdità caricaturale, egli ha voluto darci un quadretto sa– tirico della nuova coltura proletaria: Il cittadino Adamante, un fre– quentatore della birreria, è un apostolo del nuovo razionalismo scien– tifico-meccanistico-unanimistico, e mette tante balordaggini nel cervello semplice del birraio che questi, impazzito, finisce col tagliar la testa al figliuolo che aveva battezzato Numero. Naturalmente, le cose più belle del volume son quelle in cui la tendenza etico-politica è meno sensibile, quelle cioè che appartengono ad uno scetticismo meno contingente e quindi più profondo, più puro, più desolato. Una piccola tragica acquaforte che non è possibile dimen- • ticare è Buio di Panteleimon Romanow. È questi un uomo della vecchia coltura, un epico dall'ampio respiro ed uno psicologo analista. Egli ha saputo dirci in quattro paginette quel che i giovanissimi, di solito, non riescono a dirci in venti. Si tratta d'una delle solite scene di quel che si potrebbe chiamare l'egoismo ferroviario, esasperato e portato al paros– sismo dalla carestia dei vagoni in Russia durante la guerra. Respinti con selvaggia violenza da ogni parte, tre disgraziati che languono da molte ore in attesa della partenza, cominciano a disperare. Il più gio– vane, un soldato, riesce finalmente a penetrare in un carrozzone vuoto, e con lui entrano gli altri due, che sono. un borghese e una vecchia conJ tadina. Appena liberati dalla lunga angoscia, appena al sicuro, quei tre che, pur di partire, si sarebbero accontentati d'un angolo sotto una panca, voglion per sé tutto il vagone e si chiudono dentro per non esser più disturbati. In breve, dal di fuori, giungono voci imploranti. Una madre ed un padre supplicano perché si dia un posto al loro piccolo. I tre dell'interno, sistematisi e ferratisi ormai. nel loro egoismo, non ri– spondono e s'adagiano comodi, sperando di vincere col silenzio gli im– portuni. Il treno parte ma le voci imploranti non cessano. Pur di par– tire, la famigliuola s'è aggrappata ai freni e resta là intirizzita e sup– plicante. Ogni tanto, padre e madre picchian disperati sulla parete del vagone e maledicono i taciturni egoisti dell'interno. Il bimbo è minac– ciato dall'assideramento e i disgraziati genitori vorrebbero salvarlo. L'agonia comincia, ma il vagone nom s'aprirà. In compenso, la vecchia contadina, che può inginocchiarsi con perfetto agio nel .vagone, sta pregando con onesto fervore la Vergine perché aiuti quei tre disgraziati che sono al di fuori e non lasci morire il bambino. BibliotecaGino Bianco

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