Pègaso - anno I - n. 12 - dicembre 1929
L. RENN, La guerra 765 granate a tempesta, di quei rannièchiamenti nella trincea, di quel– l'ambulare febbrile negli ospedali, che abbiamo letto cento volte e cento. Non si tratta che di questo. Renn nulla vi aggiunge. Il libro di Remarque ci ha at!irato ìn ogni sorta di discussioni, ci ha fatto adope– rare anche vocaboli come sensibilità d'eccezione romanticismo pathos cucina letteraria, cinematografo; col Renn non' c'è da -discute~e e no~ è il caso che questi vocaboli vadano a visitare i suoi campi di battaglia. Egli ·è un uomo semplice, di rude scorza, senza riflessi nervosi, un tedesco alquanto duro. ;L'interesse di lui per la guerra non è né psico– logico né politico; nell'anima- dei compagni non infila che certe occhiate rapide, mirabilmente intuitive, è vero, in momenti difficili. È persuaso ben presto che l'imperatore Guglielmo abbia fatto male à dichiarare la guerra, ma questo non è un motivo per non combatterla con la più disciplinata e scrupolosa valentia militare. Il sentimento direttivo nel Renn è quello del buon soldato, che ci tiene a essere uomo e galan– tuomo verso se stesso e verso la sua patria: di essa, per una selvati– chezza pudica, non confessa nemmeno l'amore, ma gli sembrerebbe ver– gognosa disonestà l'esitare in qualsiasi momento ad offrirle la vita. Si è in guerra per questo. Egli non ha veri vincoli affettivi che per soldati bravi come lui; ha la compiacenza delle azioni ben condotte, della co– scienziosità tecnica nell'esecuzione del dovere. Non si permette né due righe di petulanza strategica, né mezza riga d'infatuazione idealistica; e tuttavia, confinato nel suo settore, nella stretta precisione del suo dovere individuale, con le sue guadagnate croci di ferro· sul petto, egli sente la respirazione della guerra, il cuore largo dell'esercito che avanza, il triste vuoto interiore dell'esercito stanco che si scompagina. E con questi elementi soggettivi così sobri, quadrati, lontani da ogni lirismo, premuniti contro ogni invasione della fantasia, il Renn è riuscito a scrivere un libro da far vegliare le notti ? 1 Sì, un libro che ostinatamente tenendovi nell'atmosfera della battaglia, raggiunge per– fino, nelle sue peripezie supreme, l'oppressura terrificante dell'incubo. E non sapreste dire quale senso di poderosità si trasfonda da quella indefessa costanza del ritmo, che è sempre azione, tutto azione, talché persone e cose, non appena vi sono introdotte, talvolta con nulla più che il solo nome, tosto vivono -e agiscono, afferrate dalla coercitiva necessità che è l'essenza della guerra. Tutto è breve, C(mtratto e laco– nfoo; non c'è spazio, come dice bene il Monelli, per (e sbavature senti– mentali e raziocinanti tra l'una e l'altra reazione elementare degli avvenimenti»; la realtà è serrata mentre essa si fa più molteplice e corre più affannata saettando; lo stesso scarso numero delle -figure che prendono fisionomia e qualche lume d'affetto in questo precipitoso scor– ciare della coscienza_ umana in azione, è testimonio di un'intensità che non permette i larghi giri del cuore e degli occhi. Altre ,figure s'incon– trano, è vero, e quasi in ogni pagina, ma schizzate, e talora penetrate· a fondo, in un solo gesto. Un momento, e poi passano. Di solito per andar a morire ; se già il momento non è quello della morte. Nel libro di Renn la morte grandina; e curioso a dirsi, questa iterazione ineso– rata non attutisce le impressioni in monotone. _ Così quello stile, di forma analitica ele~entare, murato a lileccodi BibliotecaGino Bianco
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