Pègaso - anno I - n. 10 - ottobre 1929

INTERPRETAZIONE DI MOLIÈRE. Qualcu1110ha detto che se la Francia ,sparisse, e due soli Frrun– cesi restassero al mondo, 1'111Ilo sarebbe un cristiano f.ervente e l'altro un volterriano. E se umo dei due fosse Molière? Molière vol– terriano avanti lettera, confessiamo di no111 vederlo esattamente a fuoco; ma u111Molière cristiano, ci sarebbe impensabile. , Ammiratori fervidissimi, come per esempio Brunetière, hanno visto in Molière l'esponente massimo del buonsenso, meglio che popolare, borghese, qui111tessenziatofino a diventar poesia; il gran campione di quella morale « 111aturale )) che è, a rigore, l'opposto della cristiruna. Certissimamente l'ideale della virtù cristiruna (o vogliamo dire, in genere, d'ella virtù eroica?) è, in qualche modo, contro IIlatura: contro natura è il coraggio, contro natura la so– brietà, co111tro IIlatura la castità, contro natura il perdono, contro natura la rinu111cia.Molière invece, oome si sa, batte la via oppo– sta: quella di Montaigne; quella, mettiamo pure, di Rabelais. Il suo imperativo categorico è, in fo1I1do, il loro : non ooliltrastare alla · natura, abbandonarsi a lei. Oggi il 111ovissimo biografo di Molière, Ramon Femandez, non insiste 1m-0ltoesplicitamente su questa tesi, d'altronde vecchia e, sebbene combattuta da qualcU1110, ovvia. Ma la presuppone; e i par– ticolari che ci dà, 111elle pagine fors'anche un tantino minuziose e sbriciolate dei suoi primi capitoli, la co,nfortano passo passo. La formazione morale del giovine Jean Baptiste, figlio di quella razza picooloborghese che due secoli appresso fini col costruire il regime della Francia nuova; le sue amicizie e frequentazioni giovanili; i suoi studi; la sua vita, non scapigliata nel senso romantico della parola, ima libera; tutto contribui in lui a sviluppare un tempe– ra~ento «onestamente)) sensuale, amrunte non dell'orgia ma in– somma dei booi di questa terra, segretamente sospiroso di quella vita regolare e comoda che a lui era negata, nemico dei divieti, delle .compressioni e delle costrizioni di qualunque genere. E stato detto, ed è verissimo, che la satira di Molière non vede il vizio, e quindi il ridicolo, se non :i,n chi falsa, svia, contraddice BibliotecaGino Bianco

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