Pègaso - anno I - n. 10 - ottobre 1929

E. M. REMARQUE, Im W esten nichts neues 505, e grondando dal cielo; egli è tanto giovane, ed è già tanto vecchio nella scienza del curvarsi destramente sotto la falce del rientrare nella terra . ' quando su la terra tutto cade. Altri suoi coetanei muoiono alla prima battaglia; egli è sempr,e in battaglia, è a vent'anni un veterano esperto, è sino alla fine il soldato su cui si può contare ancora. Non morrà che negli ultimi combattimenti, quando la guerra già andrà agonizzando tra i clamori dell'inevitabile pace. · Se non fosse morto ? Sarebbe stato tuttavia come un morto, sembra voler dire Remarque. Sradicato dalla sua giovinezza, invecchiato da, espe– rienze gigantesche e terribili che lo mettono fuor dalla cerchia delle usate cose, esaurito i nervi dall'orrore, immiserito l'anima per lo spegnimento di ogni fede nella bontà della vita, spostato in un. mondo rifattosi tran– quillo e, meglio che da lui, respirabile e intellegibile da quelli che non hanno la violenza delle sue memorie, egli conserver,ebbe nel cervello i segni di una generazione danni;tta per aver sofferto e veduto soffrire l'in– credibile. Ma è tutto ciò proprio vero ? Remarque, che fu soldato, si ca– pisce, al pari del suo protagonista, non è morto per essere sopravvissuto. Egli fece poi il maestro di scuola, fece l'impiegato in un'azienda tecnica, fece tante altre cose normali d'uomo oscuro; indi scrisse anche un libro che in pochi mesi lo trasse alla luce della celebrità nel suo paese e nel mondo, tant'è vero che, senza contare le traduzioni, se ne sono stam– pate finora in Germania 700 migliaia d'esemplari. Sarebbe pazzo l'imma– ginare che tutti i sopravvissuti alle trincee germaniche avessero scritto il libro di Remarque e incontrato la sua sorte; ma tutto il resto della sua vita, tutte le possibilità modeste che l'hanno contentato prima che egli divenisse un autore famoso, le hanno avute, suppergiù, anche la maggior parte di loro. Vi è dunque non poco pathos romantico nel parlare di una « generazione di strutta» , anche se l'abbiano risparmiata le granate: quel pathos col qua.le il protagonista di Niente _di nuovo in Occidente reagisce, nelle ore di prostrazione, alle peripezie più terribili del suo destino. In realtà, il contenuto psicologico del libro di Remarque, non è l'in– domani della guerra, è l'oggi; non è il soldato che riflette sul suo dramma, ma il soldato che 1 è nel pieno suo dramma, e mentre lo vive lo rappresenta a sé stesso con un'evidenza specchiata e palpitante. I campi di battaglia, le veglie ansiose sotto il fuoco, gli effetti fisiologici del pe– ricolo, della fame, dell'angoscia, i lazzaretti, gli ospedali, le sale d'ope– razione, i letti di morte, sono le registrazioni più potenti di questo sco– nosciuto giovane Paolo, soldato nell'esercito germanico al fronte. di Fiandra. Tolstoi nei Racconti di Sebastopoli, con la stessa arte lucida ' . . e penetrante, schietta e concisa, aveva dato la sensazione del « vivere m pericolo » quale si presentava all'uomo dei suoi tempi, coi mezzi di guerra usati ai suoi tempi. Remarque batte la stessa strada: ma i mol– tiplicati mezzi di distruzione della guerra moderna hanno moltiplicato anche l'eccesso di sforzo istintivo col quale l'uomo deve difendere la sua fra"'ile vita dal turbine di morte che gli è scatenato dintorno e che con– tin~a incessantemente prendendo tutte le forme, per giorni, per s•etti– mane, per mesi, finché nella mente di lui, inabissato nel tempo, i giorni non si contano più. 'bliotecaGino Bianco

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