Pègaso - anno I - n. 10 - ottobre 1929
GOFFREDO BELLONCI, Pagine e idee 501'. e reazioni morali non sono né in lei né in Astorre illegittime; dovevano, cioè porsi cosi come son poste e non altrimenti, sicché• le diverse- intui- - zioni del loro animo ,sono giuste, esatte. Forse andavano approfondite; ma occorreva sentirle fluire dall'intimo, come vita, e coglierle nel loro fluire. Ne sarebbe risultato un reale arricchimento interiore, con una conseguente riduzione a pochi segni essenziali delle parti descdttive del romanzo, probabilmente; ma con un guadagno in profondità della visione psicologica. Com'è impostato, e tenendo conto delle reali qualità del Linati, questo è il suo romanzo migliore: il più equilibrato nelle sue parti, il più esatto psicologicamente, il più sobrio. C'è poi quell'aria nitida, un po' acerba, e mossa, che dà all€J pagine migliori una luce tutta italiana, nostrale come lui direbbe, non dimenticabile. G. TI' .I.TA ROSA. GOFFREDO BELLONCI, Pagine e idee. - « .Sapientia », Roma, 1929. L. 16. Goffredo Bellonci raccoglie in volume i propos critici ch'egli è an– dato pubblicando negli ultimi anni sul Giornale d'Italia, e da questa prova, ch'è ardua e anche insormontabile per i più, esce con un onore· che dev'essere suùito riconosciuto. Ciò si deve in parte alla natura degli articoli del Bellonci, che non sono recensioni ml;\,piuttosto postille o sottili indagini sui problemi che presentano nell'intero loro corso la letteratura e la vita spirituale italiana; e in parte all'jngegno stesso dello scrittore, ordinato, vigile, prudente, ma appunto per questo tut– t'altro che incline a lasciarsi trascinare a quel tipo di critica allusiva e metaforim1, che spesso seduce ma passa col volgere delle mode e delle stagioni. Il Bellonci è, come è noto, un critico 'di gusti classici; il che non vuol dire un pedante o un adoratore cle,ll'armonia prestabilita anche nelle cose dell'arte. La sua convinzione della ineluttabilità delle forme spirituali che gli itali~i hanno ereditato dal classicismo è frutto di amore della nostra tradizione e di una seria conoscenza deUa nostra letteratura che il libro d'oggi documento. E a questo proposito altri ha osservato, molto opportunamente, che critici come il Bellonci, che dànno da tempo l'opera loro alle terze pagine dei quotidiani, vengono a smen– tire l'obiezione che più volte è stata rivolta alla critica giornalistica,,ac– cusata di trascurare le opere fondamentali del nostro passato per uno smodato culto della novità e delle mode letterarie, seguite anche nei loro aspetti più transitori e irrilevanti. Nessun dubbio che da tale ristret– tezza di visuale vada esente la critica del Bellonci, come dimostra il imo volume d'oggi che contiene non poche pagine dedicate all'antichità classica o a probÌemi che interessano solo tangenzialmente la storia della letteratura e soprattutto una serie di note che ci conducono dagli albori della, nostra poesia fin oltre il Carducci, del quale il Bellonci fu non cieco né immemore scolaro. Due cose piacciono nel suo libro: l'assenza di quello storicismo pa– rabolico a grandi colpi di scena, azioni e reazioni, al quale la critica romanti~a ci ha abituati, e il senso largo, non tendenzioso né parados-. ·bliotecaGino Bianco
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