Pègaso - anno I - n. 10 - ottobre 1929

494 D. TERRA, Joni la lena anche a riprendere una dimostrazione consunta. Già un pericolo c'era in lui di analitico minuto; quest'analisi, applicata per tanto tempo a una materia povera alla fine, non poteva che aggravare la disper– sione. Avesse guardato con più rapidità, il ragionamento ne sarebbe scaturito più netto; e non sarebbe mancata la correzione degli opposti, propria di chi non può perdersi per le vie traverse, e batte la sola· strada maestra. Guardate le prime pagine dello studio su Zanella, dove non giudica solo di versi e di sillabe, ma d'una mente, una mente un po' stretta, sulla quale egli sente di avere un certo vantaggio : scrive le cose sue più belle e coerenti e schiette, e la mediocrità non del poeta soltanto ma dell'uomo balza verissima. Vedetelo dove traduce, e non ha impegni dimostrativi, ma solo il piacere di leggere e intendere e mostrare d'aver letto e inteso, e aver sentito giustamente e disinteres– satamente: dà una lezione d'onestà, non al traduttore soltanto, qui Si– ciliani lì un altro, ma, per via indiretta, a tanti traduttori, i tradut– tori traditori d'oggi, come avrebbe detto il suo vicino Imbriani; e per sé s'afferma un lettore che, quando tacciono i crucci, è chi aro e fe rmo. Nacque troppo presto per mettersi al passo coi nuovi sf o.di? M'a Parodi, ma Romani, che nacquero prima di lui ? La profondità d e\l'in– gegno e la sicurezza dell'uno; la finezza psicologica e la fedeltà a se stesso dell'altro ? Ho dimostrato, quant'era in me, che i limiti del D~ Lollis son da ricercare nella qualità della sua mente, meno adatta certo a sopportare gli squilibrii d'un'epoca di passaggio. GIUSEPPElDE RoBERTIS. Drno TERRA, Joni. - « Alpes », Milano, 1929. L. 10. Con Alberto Moravia, Mario Soldati e Dino Terra ha fa~to •Capo– lino nella nostra letteratura e proprio nei mesi dell'estate così propizi al pacifico « nulla di nuovo», un terzetto, sul quale molto si potrà discu– tere e si potrà torcere il naso, ma al quale non si vorrà almeno negare quell'aggettivo che più, mi pare, gli conviene: interessante. Dic.9 interessa~te anche nel complesso, per certe qualità, esteriori .e, per cosi dire, di cronaca, che tutti e tre potrebbero avere in co– mune, sebbene m'importi dire subito chiaramente che le qualità intime dell'ingegno e il valore di ciascuno dei tre sono diversissimi. Il terzetto potrebbe, grosso modo, rappresentare l'irruzione, spre– giudicata anzi baldanzosa, nelle nostr~ calme e provinciali aure lette– rarie, di certo clima che già in Europa, in questi ultimi anni, era corso in giù e in su. Né voglio alludere soltanto alla citazione, ormai troppo facile a farsi, a proposito e a sproposito, del binomio Freud-Joyce, 0 solamente alla spregiudicatezza, anzi all'indifferenza (sebbene in Mo– ravia potrebbe esserci qualche altra cosa, e sulle possibilità e i limiti di un problema. morale, nel suo libro, sarebbe bello discutere) con la quale argomenti scabrosi sono trattati, ma anche a certo modo di co– struire internamente la narrazione, di condensare le atmosfere di fare gli scorci o le insistenze, insomma a forme e a climi più. specialmente letterari. Leggendo questi tre giovanissimi ho pensato che essi non solo BibliotecaGino Bianco

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