Pègaso - anno I - n. 10 - ottobre 1929

/ O. DE LOLLIS, Sag,qi sulla forma poetfo{I,, ecc. 489 lo muove a pietà, come in Benozzo, sotto il suo manto Maria ricopre la dolente umanità come in Bartolo di Fredi o nel Bonfigli .... Ma l'animo del nostro appare anche più candido ed esemplare. Gli uomini virtuosi e i tristi, i demoni, i santi, la Vergine, si partiscono in queste pagine, si raggruppano, si dispongono come nei quadri popolari di devozioni ; anche qui sono lingue di fuoco, braccia ploranti, dannati ed eletti a -contrasto, come negli ex voto. PIETRO PANCRAZI. CESARE DE LOLLIS, Saggi sulla forma poetica italiana dell'Ottocento. Editi a cura di Benedetto Croce. - Laterza, Bari, 1929. L. 20. Non direi che questi scritti del De Lollis trattino propriamente della forma poetica italiana dell' Ottocento. Al De Lollis sarebbe piaciuto · meglio dire lingua poetica, e c'è un saggio di questo volume, forse il più importante, sulla lingua poetica del Carducci. Ma è certo che del– l'Ottocento mancaho i suoi tre poeti più grandi. Foscolo vi è nominato per un puro caso (spiace sentire ancora comprender le Grazie sotto il paragrafo di poesia didascalica); Manzoni, pur collocato altissimo, il Manzoni soltanto degli Inni sacri, sta per far da contrapposto al Ber– chet; Leopardi rientra in un paragone tutto esterno e, per così dire, dell'orecchio, col Petrarca, e basta. Dei poeti che vanno dal Berchet al Carducci, e che sono qui specialmente studiati, si esamina, con minuzia incredibile, un aspetto particolarissimo della forma poetica, determinato dal contrasto tra lingua nobile da una parte, e ardimenti nuovi dall'al– tra, quegli ardimenti, dirò così, realistici, che furono un portato del primo romanticismo. Di questo contrasto anzi il libro è pieno, sopraf– fatto; quasi quanto ne rimasero sopraffatti, secondo il De Lollis, i poeti che lo subirono. Gli sviluppi che ne nacquero, e furon tanti, diedero luogo solo ad aberrazioni ed errori. La lingua antica, la lingua nobile, si fece, a volta a ~olta, scabrosa, rugginosa, arcaicizzante, convenzio– nale, pomposa, aulica; gli ardimenti, andanti, popolari, familiari, troppo -concreti, troppo minuti, troppo tecnici; l'accordo, raramente raggiunto, si risolse, quando si risolse, in una politezza e peregrinità di linguaggio che piace, oh tanto!, al De Lollis. E i risultati? Berchet, poeta grande, posposto al Prati; Aleardi, avvicinato al Carducci, il Carducci delle Odi Barbare; e, a un punto, la voce, ancora, del Prati, d'una sua lirica modesta (Mia prima vita), confusa con quella del Leopardi, il Leopardi a dirittura di A Silvia e delle Ricordanze .... Come dire le melodie del ,candido Tosti innalzate al paragone del cantare divino di Bellini. Accade cdsi, in questi saggi, che a furia di leggere, e sentirsi ribadir nella mente le stesse minute osservazioni di tecnica strettissima e di vocabolario si finisce col perdere l'idea d'ogni qualsiasi distinzione e misura, all~ quale proprio il De Lollis voleva richiamarci; e ~as~e il sospetto che questo dopo tutto, sia un metro troppo corto per grnchcare non già solo i poeti grandi, ma i piccoli e sinceri, che pur qualcosa hanno detto che sfugge a un catalogo di parole: Corto, ed esterno. Se no come mai il sottilizzar tanto intorno allo stile avrebbe potuto por– ta;e a dei rapporti che un lettore di gusto, istintivamente, sente repu- bliotecaGino Bianco

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