Pègaso - anno I - n. 10 - ottobre 1929

486 P. MISCI.A.'l"l'ELLI, Miracoli della Gloriosa Vergine Maria Il Misciattelli informa come questo leggendario mariano fosse stam– pato la prima volta nella seconda metà del secolo XV, e dal primo miracolo in esso narrato, fosse detto il Libro del cavaliere. Fu ristam– pato poi con frequenza fino ai primi del Cinquecento. Da quattro secoli circa giaceva in non meritato oblìo. L'origine di questo come degli altri anonimi leggendari del tempo, tìoriti nei monasteri degli antichi ordini religiosi, è promiscuamente latina provenzale e francese. Dopo che rSan Bernardo ebbe fissato con nuovi argomenti teologici e con nuova efficacia il culto della Madre di Dio, mistico canale per cui giungono agli uomini le acque della Grazia, si trassero dalle vite dei Santi e dei Padri, dai Dialoghi di Gregorio Magno, ~ da ogni altro testo asèetico, tutti quei miracoli, quei tratti, quegli esempii che potessero edificare i fedeli e confermarli nel culto della Vergine, « mater omnium))' duplice « adiutorio » contro le insidie ùel Diavolo e a riparo dalla stessa giustizia divina. Dalle feroci lotte intestine l'Europa civile era entrata nel secolo delle grandi morie e pestilenze ; dopo la peste del 1347-50 tredici epidemie, fino -al 1494, si susseguono a deyastare i popoli. Offeso dai peccati degli uomini, Cristo l accampato nel nostro cielo, armato di strali; i fedeli riparano sotto ii manto di Maria su cui si arrestano e ripiegano le freccie divine; il popolo adora la Vergine come « la Madonna del manto.)) In· Francia, in Provenza, in Italia, in Germania, in Ispagna, dall'una all'altra lingua i leggendari mariani si scambiano e integrano gli esempi e i miracoli. Da noi, questa letteratura di succhio medioevale avrà un ar– resto solo con l'Umanesimo. Quando Angelica ride~à nelle ottave del- 1' Ariosto, la Vergine, le sue leggende e i suoi miracoli troveranno scampo e ricetto nei libretti della pietà popolare. Cosi nacque e servi ai devoti il Libro del Cavaliere. L'anonimo scrittore racconta settantaquattro miracoli; alcuni li enuncia appena, altri li apre, li distende in piccole scene, in brevi racconti. Il suo intento, l'animo suo sono piuttosto di cronista che di devoto, più intesi a testi– moniare che a edificare. Più ciò ch'egli raèconta è meraviglioso, straor– dinario, più è lontano dalle leggi naturali, e più egli è convinto, come diceva di sé Dino Compagni, di « descrivere il vero delle cose certe. » Nessuna meraviglia, in lui. Nella sua prosa con la stessa naturaJ_ezza, con -uguale verità si muovono gli uomini, Cristo, il Diavolo, la Madonna. Qui non è riiente di ,.allegorico, di simbolico, o comunque di intellettuale. 'rutto è cosa vera, tutto è «fatto)>.' Il naturale e il soprannaturale stanno sullo stesso piano e godono entrambi di tre dimensioni. Il Demo– nio fa il cuoco in un convento, il canovaio a corte, passeggia in forma di romito, si presenta « in veste di corriero )), Altri diavoli: « et eccoti venire una schi~ra di Barbassori con le mantelle longhe infine ai piedi che parevano che fussino persone di riverenzia. Et in' mezzo di loro era un gra~ principe il quale si pose a sedere su una grande sedia. l) Tra il Demonio e la Vergine è lotta aperta. Non solo il Demonio ha, come è risaputo, una sua logica, ma anche una sua giustizia, diritti suoi.. .. Quando la Vergine per pietà vuol salvare un suo devoto, d'al– tronde gran peccatore, « il Demonio cominciò molto a dolere et scrol– lare il capo : Vedi, Madonna che tu mi togli quello peccatore del quale BibliotecaGino Bianco

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