Pègaso - anno I - n. 10 - ottobre 1929
P. MISCIA'.r'l'ù:LLT, ,11.iracoli della, Gloriosa Vergi1te Jl{arili, 485 lo bene I di là dal qual non è a che s'aspiri': c'è, e ci doveva essere. Po– teva Dante assumere così alta missione, per la felicità terrena e per la salute eterna dell'umanità, se,nza rendersene degno con un ritorno a, vera vita religiosa? E qual invenzione più poetica che far anima di tale, conversione la sua Beatrioe ? A ciò doveva esser indotto an,che per naturale suggestione di quel suo antico proposito di ' dire di lei quello che mai non fu detto d'alcuna'. Ma altro è ammetter questo, e altro è concedere che la genesi della Divina Commedia si deva a questo ri– piegamento in Dio e a questo ritorno alla memoria di Beatrice per_ la disillusione di Dante rispetto al suo ideale politico. La prima e più potente ispirazione del po.ema, quale noi l'abbiamo, proviene al con– trario dall'ideale politico-religioso di Dante, e dal pensiero che gli effetti del grande pervertimento umano si potevano: vedere e rap– presentar meglio nell'altra vita che in questa, e di là si potevano avere ammonimenti, ammaestramenti e conforti più efficaci, e soprattutto esempi più persuasivi, a rimettere il mondo sulla retta via. E fu facile accordare il nuovo proposito politico e religioso con l'antico disegno, la rivelazione voluta dalla Provvidenza con l'esaltazione della donna amata. L'error,e del Gallarati Scotti ,è d'aver visto in Dante troppo amore, e troppa Beatrice nel poema. L'amore « che fa poeti» non è solamente quello della donna; e, la visione della Divina Commedia, an– che se in luogo di Beatrice si fosse avuta Lucia o altra santa, sarebbe stata sempre quella grande cosa che è'. Contribuisce certo ad accrescere l'interesse del poema l'esser guida di Dante una donna così amata e che tanta parte ha avuto nella sua vita interiore, come non è senza grande importanza che prima guida sia un poeta per cui il nostro ha tanta am– mirazione ed affetto. Ma la Divina Commedia di Francesca, di Farinata, d'Ulisse, d'Ugolino, tutta la grande rivelazione del poema a cui ' ha posto mano e cielo e terra', non proviene dal solo amore di Beatrice; la « vita vera» di Dante non è tutta in questo amore. E occorre ancora ripetere che non sono le Beatrici che fanno i poeti, ma al contrario i poeti che fanno le Beatrici ? MICHELFJ BARBI. Miracoli della, Gloriosa Vergine Maria, a cura e con introduzione di PIEROMISCIATI'ELLI. _:_____ Treves, Milano, 1929. L. 40. C'è un certo disagio a scrivere di un libro come questo, in sede puramente letteraria. La bella carta, i fregi, le riproduzioni di illustri antiche pitture, gli inchiostri rossi e neri, le pagine introduttive ,di Piero Misciattelli variamente dotte e discrete, tutto ciò non basta a . far dimenticare che questo fu un libro di devozione. Un lihro che ha idealmente i margini consunti dalle dita dei fedeli e, tra pagina e pa– gina non vi riposano dotte schede, ma pie memorie, fiori secchi, im– magini sacre. Gli esteti non sono mai così esosi come quando toccano le cose sante· e chi poi finge una pietà d'occasione è esteta doppio. Ma senza false pietà e senza estetismi, chi lo guardi nella sua storia è nella sua efficacia espressiva, d'arte, il libro ha• anche oggi un interesse umano, schietto. 'bliotecaGino Bianco
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