Pègaso - anno I - n. 10 - ottobre 1929

LIBRI. TOMMASO GALLARATI ScoTTI, Vita di Dante. - Treves', Milano, 1929. L. 25. Questa Vita di Dante si ripresenta al pubblico, dopo otto anni, rinnovata in ogni sua :fl'arte e quasi raddoppiata; ma nelle linee fonda:. mentali è rimasta la stessa. Si è dato alla trattazione uno svolgimento un po' più comodo e particolareggiato, specialmente per quello che si riferisce alla storia esteriore del poeta e alla condizione dei tempi : non si è fatto un nuovo sforzo per rendere più compiuta e più precisa la vita interiore, che in uomini di pensiero o d'arte è la parte che più conta. Quando gli eruditi s'arrovellano a determinare qualcuno di quei parti– colari biografici che possono essere spiragli a penetrar nell'intimo dello spirito, avviene spesso di sentir dire: 'a che serve questo? a che serve quest'altro? E il pensiero che bisogna studiare; è fa poesia che bisogrla far rivivere. ' Ma se vien poi il momento di valersi di quei dati, quanti, invece di giovarsene a intender gli autori, te li riproducono 'come se altra importanza non avesse,ro che per se stessi! E proprio vero che è più facile dire che fare. E interessante in lavori sintetici e divulgativi come questo cercare quanta parte del lavoro degli studiosi riesca a passare nella cognizione dei più. Non basta per ciò dare un'occhiata alla solita 'nota biblio– grafica' postà in fine del volume, la quale si limita a indicare quel che possa più utilmente venir consultato da persone colte che vogliano ap– profondire qualche punto speciale; ma dobbiamo trarl'e le nostre più sicure deduzioni da quello che da libri e articoli citati o non citati è passato nella trattazione. Non dico che anche la 'nota bibliografica' non possa rivelare assai a chi la sappia far parlare; e qui dicono assai certe omissioni, accanto a certe registrazioni, e il modo d'indicare taluni lavori che è certo da attribuire a combinazione di citazioni di seconda mano. Ma ciò che più sorprende, per quanto risulta dalla nota finale e da tutto il volume, è che, sia per la prima edizione del lavoro sia per questa seconda, il Gallarati Scotti non abbia attinto se non casualmente a quella che è la fonte più ricca e sicura per lo studio di Dante, cioè al Bullettino della Società Dantesca, e che per la seconda edizione non most ri in nessun modo d'aver fatto mai ricorso agli Studi danteschi, c.he di quel periodico hanno preso il posto, e che su non pochi fatti d ella vita di Dante hanno dissipato errori tradizionaU e diffuso nuova luce. Cosi vediamo, a proposito della data della Divina Commedia, ibliotecaGino Bianco

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