Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929

Lett(!ra all'onorevole Oipriano E. Oppo, pittore 345. e Goldoni e chi Orazio e Virgilio, ,e certo v'era chi come lei, in nome dei viventi protestava. ' ,. Ma ella va più alto e più lontano e, come ho detto, condanna non solo il gusto d'oggi (e di sempre, fin da Atene e da Roma) per le cose antiche, ma addirittura, al confronto dei secoli d'oro tutto il Sette– ·cento. Perché ? Perché « il Setteoento è il secolo nel qu;le il predominio dell'arte italiana si spegne tra-i rasi lampeggianti e i teneri velluti e gli ori rilucenti. JJ Troppa fretta, scusi, perché se davvero quel predo– minio già cede nel '700, che dovrà mai dir lei dell'arte nostra dell' '800 · e del' '900 quando quel predominio sarà affatto caduto ? E si può giu– dicare un artista e un'arte non dalle opere ma dalla fortuna? E proprio da un artista e da uno scrittore italiano del suo fervore e della sua autorità si può dichiarare che nel '700', mentre il Metastasio ,è a Vienna e il Goldoni è a ,Parigi e il .Juvara fabbrica in .Spagna e il Rastrelli e il· Quarenghi costruiscono le chiese e i palazzi di mezza Russia; mentre il Tiepolo dipinge a Wurzburg e a Madrid (ed ella ha veduto coi suoi occhi quel che Goya gli dev,e), e· nugoli di pittori, incisori, architetti, scultori, attori italiani volano desideratissimi fino in Polonia, in Au– stria, in Inghilterra, e la musica italiana ,è l'incanto dell'Europa e i più grandi compo&itori stranieri scrivono le loro opere in italiano, e Oi– marosa, Porpora, Pi~cinni, Paisiello, Guglielmi, Righini, Salieri, Spon– tini, Cherubini dettano legge da Londra a Parigi, da Vienna a Pi~tro– burgo, da Dresda a Berlino, e non v'è più in Europa un sospiro d'amore che non sia modulato in lingua nostra e in musica nostra e non v'è più un artista o un poeta che non èorra a cercare ispirazione in Italia, e qui tra Roma e Napoli si viene adunando quella schiera d'archeologi e d'esteti che vestiranno tutto il mondo alla romana, anche lo stesso Napoleone, proprio., dico, nel '700 il predominio dell'arte italiana si spegne ? Se questo dice un italiano, che dirà un francese o un ame- Picano? · Io, badi, non sono né di quelli che ormai comoda.mente tutto lo– dano q1rnl che è n,ostro, soltanto perché è nostro, e nemmeno ·di quelli cui basta che uno stranierQ regali un benigno aggettivo a uno scrittore o a un artista o a uno scienziato _italiano perché prendano subito nubem 'f)ro ,Junone e rinuncino a giudicare liberamente coi propri occhi e col proprio intellettò i meriti di costui. Ma a dir notte quand'·è mezzodì o, se vuole, quando sono le tre del pomeriggio, questo mi pare tetra ma- ' linconià e, in un amico come lei, da curare. ,Ella mi dirà che voleva solo parlare dell'arte; anzi, poiché le ar– chitetture di quell'età dalla reggia di Caserta alla villa di ,Strà, sono anc6ra 'ritte e stupende e dal palazzo di ·Schonbrunn ai palazzi gemelli di Gabriel su piazza della Concordia, è difficile negar loro anche fuor d'Italia serenità e maestà italiana, aggiungerà che voleva parlare solo della pittura. « Dall'universalità dell'arte italiana si passa (ella scrive) all'internazionalismo dell'arte francese. Senza forse io preferisco an– cora la qualità dell'arte italiana. Un Tiepolo i francesi non l'hanno, e un Piazzetta, per me, è più pittore di Watteau. E sarà anche vero che nel '700 ci sono i germi d'un rinnovamento artistico. Ma l'arte italiana non ha più lo scettro del comando. JJ Anc6ra non la bellezza, BibliotecaGino Bianco

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