Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929

LETTERA .ALL'ONOREVOLE CIPRIA.NO E. OPPO, PITTORE. Proprio non v'è pm speranza, caro Oppo? Il Novecento starà contro il Settecento, pubblicamente, anzi ufficialmente ? Ella che non solo è un lodato pittore ma anche il capo, o segretario che dir si voglia, del Sindacato nazionale dei pittori e scultori italiani e alla Camera li rappresenta tutti, in un articolo della Tribuna sull'esposizione ve– neziana delle arti del nostro Settecento ha prima biasimato l'esposi– zione, poi addirittura condannato quel secolo. Ad essere pittori e, che è più facile, disciplinati non se ne dovrebbe dunque parlare più. Ma io sono d'un altro Sindacato, tanto modesto che non ha rappresentanti in Parlamento, e ne approfitto per interloquire. Ella, è vero, salva gentil– mente Tiepolo e Piazzetta, Canaletto e Guardi, che è già un bel salvare; su tutti gli altri una croce, una lapide e nemmeno una lagrima. , « Esposizioni come queste credo siano pericolose assai più di certe esposizioni moderne. >> Certe ? Quali ? Perché una volta tanto non ce lo dice chiaro e tondo, che forse lì s'andrebbe d'accordo e per me sarebbe un piacere ? « Eppoi bisogna dire agl'italiani che, se è giusto andare per una propria strada evitando di sconfinare in territorio straniero, non è giusto torna-re a voltar.si indietro ogni cinque minuti. C'è da rimanere di sale.» Un poco di sale, veramente, con tante zucche che s'incontrano oggi nell'orto dell'arte nostra e che soltanto perché sono ben rotonde vogliono essere chiamate classiche, non farebbe male al palato. Ma qui intravedo. un primo equivoco. Per chi sono pe– ricolose, a chi fanno male queste poche esposizioni d' arte passata (poche al confronto di quelle che ogni dì se ne fanno a Parigi o a Mo– sca, a Londra o a Berlino) ? Io temo ch'ella pittore pensi soltanto ai suoi pittori e scultori perché, se così ragionando pensasse anche alla salute di noi pubblico, cioè del novantanove per cento dei visitatori d'una mostra, ella dovrebbe logicamente continuare il suo anatema condannando le troppe edizioni che si fanno del Goldoni o del Meta– stasio, del Parini o dell'Alfieri o i troppi concerti in cui si suonano e cantano musiche del Pergolesi o Paisiello, del Vivaldi o del Tartini; ma il suo buon gusto la tratterebbe sull' orlo d'un precipizio tanto pro– fondo. Se dunque ella vuol proibire simili esposizioni solo pel bene de– gli artisti, la prego di considerare due fatti. Uno, che i novatori d'ol– tralpe a cominciare dai Cubisti sono sempre andati a ricercarsi nella storia i loro diplomi di nobiltà e i loro a.ntena,ti, e, anche per questo, in BiblìotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy