Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929

I U. Fracchia mi attrasse verso di lei fu dli vedere tanta malinconia, i111 un viso trunto criovane. Anch'essa era italiana, si sentì -a .sua volta attratta verso di me, e .subito, COIIl un commovente callldore, mi ooofidò che due anni avanti aveva sposato un emigrato, un piantatore1 di zuc– chero, uomo dissoluto e violènto, il quale, dopo un sofo 1 an1110 di matrimonio, l'aveva abbandonata per un'altra d-0111na, lasciandola con un bamb:hno. Da allora essa viveva come una vedova, 00111 il ·poco denaro che suo marito, allora assai ricco, le d'ava come in elemosina. Tuo padre, Benito, vive ancora, ma 111ellamiseria. Egli si chiama Innoce111zoOcchip:hnti, e questo sarebbe, se ti piace, il tuo vero in,ome.No111 è un bel 111ome? Non è meglio di Iupiter?)) Egli si interruppe, come distratto da quel nome d'u111sapore .tutto italiano e meridioJJ.ale) che richiamò sulle sue labbra un risolino beffardo. « Torniamo, torniamo a tua madre, - soggiunse poi, osou– randosi nuovamoote in viso : - Essa aveva gli occhi ,dipinti, ma per le lacrime che tuo padTe le aveva fatte versare. Io vidi 111ella sua infelicità come l'immagine riflessa della mia, e quest'unico senti– mento mi legò a lei dli u111 tenero affetto. Tu allora eri ammalato, Massimo, ed essa volle vederti. Venne alcU111i giorni dopo portando lei stessa in braccio il suo bambino, e fu così amorosa con te, così materna, che io, nel vederti accarezmto, baciato ,da lei, sentii ria– prirsi la ferita che mi aveva straziato il cuore. Essa disse che eravate come due fratellini. E infatti, quw1tunque corressero fra voi più di cinque alllllli, tutti e due biondi, lui un po' più fulvo, tu un po' più chiaro, sembravate il ritratto l'u1110dell'altro. Come mi innamorai di lei, non saprei dire. Fu oosa lenta, diifficile, che durò alcuni mesi. I111fine ssa un giorno mi disse che io le avevo fatto dimenticare il male sofferto e l'uomo che 111e · ra stato la causa, e che quando mi era vicina si sentiva corn ;solia.ta e felice. « Allora decidemmo di unire le nostre vite. M a oome? Celeste non era libera. Ci unimmo dunque oome voleva il nostro cuore, e il bene vostro, perché tu avevi già quasi ritrovato in lei u111a seoo111da maidre, Massimo, e io sarei stato per te, Benito, U1I1 padre certo migliore del tuo. Fortu111atamente, nella vostra disgrazia, eravate ancora abbastanza piccini tutti e d:ue per non distinguere il vero dal falso. E ,noi ci p,romettemmo, affi111ché ognrnn,o di voi potesse ricambiarci di un aimore senza restrizione, di taoervi la verità, silllo a tamto che il caso o le circostanze non ci avessero costretti al con– trario. Noi ci saremmo cioè comportati in tutto e per tutto come se quella nostra, famiglia, ricucita alla meglio con gli a'V'anzi di due famiglie distrutte, fosse una famiglia vera e legittima. Questo · ci riuscì più facile di qurunto allora io non pensassi, perché, ripreso dal mio miraggio di fortuna e considerando il mediocre avvenire dl'una carriera di soldato, rassegnai le dimissioni dal mio gmdo BibliotecaGino Bianco

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