Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929
330 U. Fracchia vano tranquillamente, la ragazza mischiava un mazzo di carte, e tutti parvero molto stupiti di veder apparire lei da quella tenda. La siglllora Celeste si scusò, e dlisse che, se era possibile, avrebbe voluto scriverf' Ulllalettera, due righe sole, e senza infastidire nes– sulllo.. Questa domanda mise l'uomo calvo lllella più grande confu– sione. Egli brollltolava tutto accigliato che non c'era illlchiostro, né penna, che non sapeva dove .prendere la carta, e che bisogmava man– darne a comprare. Allora la ragazza si alzò, scomparve dietro un'altra tenda verde ehe cadeva in un amgolo, e ritornò poco dopo portando runa bocoetta nera, un cwnnello di legno e ullla busta di carta, attraverso la quale si leggeva, fra begli svolazzi, la parola Butterfiy. Era una ragazza alta, brullla, con un viso pallido mac– chiato di lllero ; e nel posare sulla tavola quelle cose che avev·a por– tate, guardava senza simpatia la donna che le stava umilmente di– lllanzi avvolta lllel suo mantello di raso. Tuttavia le sorrise la si– gnora Celeste, e, ,sedendosi fra lei e il marinaio, sentì che la chia- ' mavano Lola,. La carta era di Ulll•color rosa carico, sfr3!Ilgiata, e profumata come una cattiva cipria. Mentre scriveva, la signora Ce– leste norn poteva distrarre il pensiero da quella ragazza. Sollevava il capo, e i loro occhi si incorntravano. Essa aveva posato in grembo il suo bel pen!llacchio di paradiso, e a u.111 tratto lo prese, e porgen- dolo a Lola : .,.,. - Le piace ? - le ,disse dolcemente : - Lo vuole ? - No, grazie, - rispose Lola, crollando le spalle : - Che cosa debbo farmene io di un pennacchio? Rise e sparpagliò le sue 0arte. Rimase abbandornato su quella sudicia tavola il bel paradiso. Poi il marirnaio lo prese, e si mise a solletioorsi leggermente le gote con le sue morbide penne bruiie e dlorate. LIV. Quel giorno era i!ll:cominciato.come tutti gli altri, le cose s'erano sciolte a poco a poco dal viluppo dell'ombra, le campane dal si– lenzio, gli uomini dal so111no, il sole dalle 111uvole che con l'alba avevano invaso il cielo mi111a0eiandodi ricoprirlo tutto, e so[o l'anima di coloro che avevamo il, cuore •afflitto e il pensiero rivolto senza speranza all'avvenire rimase imprigio1I1ata nel suo dolore e oppress•a dal sentimento che tutto fosse inv:mo. Quando il maggiore Iupiter e i !;JUOi tre figli rimisero il piede in quella casa che parve 1or,oinfinitamente triste e squallida, Alessamdra dovette 'correre dal no1I1no,di cui s'udiva squillare ÌIIl quel silenzio il campanellino d'ar– gento. Così vestiti com'erano, con il cappello e il cappotto il mag– giore Iupìter e Massimo sì lasdaro1110 cadere sopra un ve~chio di– vano : il figlio pr•ese fra le sue una mano del padre, e tutti e due, BibliotecaGino Bianco
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