Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929
328 U. Fracchia di dover sfondare chi S'aquale fortezza, di commettere chi sa quale saicrilegio, e i1I1vece1I1ientedi tutto questo! Tu non sei 1a signora Iupiter, Iupiter 1I1on è tuo marito, io 1non sfond1qnessuna fortezza, e Jlli lascio giocare come. 111I1 ingenuo. Fidatevi poi delle donne! A mettervi nel sacco baisterà la più sciocca. · · - Ma io 11101I1 ho giocato nessuno - disse la •signora Celeste! sol– levando stamcamente le ciglia. - Ohe donna credi che io sia? Se non sono sua moglie, 1nonho vissuto con lui .per vent'anlili? - Che costamza ! ,_ Puoi ben dire, che çostaimia, ragazzo mìo. Vent'wnni sono. tutta la vita. - Bene bene, - soggiunse 1Marcél10,- no111 pensiamo ora al pas– sato : l'avvenire importa molto di più. Ohe cosa facciamo ? Qui nolil si può rimamere, e fuori di ,qui notrr si sarebbe tranquilli. Bi– sognerebbe partire. Ma come? lo in frac, e tu vestita da ball:0? E il denaro ? Quam,do tu leggi sul giornale : La. fuga di due inna– morati) sembra facile. Ma poi non è facile .affatto. Bisogna pren– dere mille cautele, far bene ogni calcolo, e la prudenza, come si dice, non è mai troppa. Egli parlava freddamente e oon leggerezza, e, avendo fatto un'orecchia 111ell'angolodel lenzuolo, con quella giocherellava. La signora Celeste, richiusi gli occhi, nblil dava seg1no di ascoltare le sue parole. - Io però ho il mio piano, - con tinuò Marcello : - È audace, ma non ti deve spaventare. Ora n.oi ci vesti&mo, e èe ne torniamo a casa. (< Come ? Ohe cos•aavete fatto :fi.1110 a quest'ora ? Dove dii.avolo siete stati ? >> Niente paura. La si,g1norasi sentiva poco bene, ha vo– luto prendere un po,'d'aria iri giardino, passo passo ci siamo trovati in istrada, ,allora le è nata la voglia di uma passeggiata lungo il ' mare, senza acoorgercene ci siamo spinti un po' troppo loliltamo sulla spiaggia,. poi è venuta l'alba, uno spettacolo incantevole e così nuovo per lei, è tutto si spiega sempÌicemoo.te. Non è verosimile? Amzi, non ti sembra trovato bene? ·- Sì, si, - mormorò la signora Celeste. - Poi io corro a casa mia, faccio le valigie, prendo qualche vestito, anche un po' dli biancheria, e tu fai altrettanto. In poche ore, in un giorno, o' due, mi procuro il denaro necessario, e quamdo tutto è prolilto, studiamo l'orario delle ferrovie, e senza lllasconderci, 1I1on di notte, ma di giorno, alla luce del sole, prendiamo il lampo, o per Parigi, o per Roma, e chi si è visto si è visto. Preferisci Roma o Parigi ? O la Svizzera ? O la Costa Azzurra ?' - Non preoocupartène, IMaroello mio, - mormorò la signora Celeste: - Ma a casa io non ritorno. ' - Ecco·, - esclamò Marcello, - in 1I1essunmodo ti va booe : qui no1I1 vuoi rimanere, e non vuoi amdartene via. BibliotecaGino Bianco
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