Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929

La Stella del Nord 327 peva che non era ad'.dormentata, ma spiava il suo viso in silenzio, nella sperarnza di vedere ai segni della stanchezza succedere quelli -del sonno. Quel povero viso aveva perduto ogni graz-ia: era un pic– colo viso dai lineamenti duri benché minuti, che solo nella lofo espressione di sofferenza si addolcivamo un poco. ,Si potevamo con– tare a,d Ullla ad Ulila tutte le rughettÌlne che, sulla fr()(nte, intorno agli oechi, intormo alla bocca, incidevano con tagli sottilissimi ma profondi il suo pallore malato ; e i capelli in disordi111e,dirada,n– dosi sulle tempie, lasciavamo vedere che quelli biamchi vi erano molto più numerosi di quanto 1110n apparisse quando li aveva petti– nati. Dalle pieghe del suo mamtello, che la ricopriva sino ai piedi, usciva ulll'aspalla completamente 111uda, ed egli, seguendoine la molle curva fiin sotto l'orecchio, dove essa moriva nelle ven'uzze azzurre della nuca fragile e trasparente come il vetro. era preso ,da una specie di. profondo sconforto fif'lfoo; e si chiedeva quale piacere avesse ma.i sperato di trarre da quel corpo già tamto logoro, che era come un avanzo da.I quale il tempo e altri uomini, molti altri uo– mi111iprima di lui, avessero portato via con i loro baci e le loro carezire, spremuto quasi, ogni sostanza amorosa, ogni calore e bel– lezza, per poi abbandonarlo così, frusto, tepido e mal vivo. A questa delusione amara un'altra se ne aggiungeva, che lo riem– piva di u111 rancore amche più acre, ora che era caduta in ]ui ogni esaltaziooe carnale. E questa rinasceva c•olpensiero che egli aveva potuto spasimare per tamto tempo, e commettere tamte follie fì.1110 a quell'ultima, per una donna qualunque, che non era neppure Ullla vera signora. Egli non poteva perdo111arledi averlo inga111nato,1110n per l'iinganno in sé, ma perché il fatto che essa non fosse la signora Iupiter, u111a moglie legittima, diminuiva a zero, a.i suoi occhi, l'im– port,amza della sua conquista. I legami contamo, e nessuno prova il minimo godimento ad appropria,rsi la cosa che non è di nessuno. Il moodo poi è pieno di avventuriere, e il passare da una mano al– l'altra è la ragione ,stessa della loro vita. Cercano esse gli uomini che loro convengono di più, spinte da una natura irrequieta e viziosa, o dal miraggio di nn maggiore benessere; il più giovwne, il più ricco, avrà sempre, nn giorno, la preferenza sul più vecchio o sul più povero; e sbattute da un'esistenza nella quale tutto è precario, solo quando la gioventù è agli estremi si attaccamo disperatamente ad un uomo, giovame possibilmente, che dovrà essere l'ultimo. Per costei avrebbe dovuto essere lui quest'uomo. E, suo malgrado, 1110n poteva frenare Ulll intimo rigurgito di risa, al pensiero che essa avesse concepito un tale disegno, credendolo così semplice da accet– tal'!ne le cooseguenze. - Ah, ah, sai che 111011 potevi darmi una più bella lezione ? - esclamò a un tratto, ridendo : - Io credo di corteggiare la signora Iupiter, penso di strapparti al più tirannico dei mariti, immagino BibliòtecaGino Bianco

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