Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929
La Stella del Nord 325 verso l'orchestra. Io vi ho cerea ti, semm incootrare nessuno ; e già stavo per tornarmene indietro, quando, aff,acciandlomi allo sca– lone, li ho veduti che scendevamo adagio l'ultima rampa. Più che altro mi ha oolpito ,Marcello che, essendosi buttato il cappotto sulle spalle, senza fermarsi cercavia di imfilarselo. Allora ho pensato, un'idea assurda! che ve llleandaste senza di me, e, correndo, ho di– sceso ainch'io le scale ; e, mentre uscivo ,sotto la pensilina, essi en– travano, proprio im quell'istante, lllell'ombra degli •alberi, scom– parendo dietro la lunga fila dJelle carrozze ferme nel viale. Subito dopo, una se llle staccò dalle altre. Aveva il mantice alzato, se 1I1e fuggi gljl,loppando per il cancello. - Ma tu nOIIlhai visto chi c'era, 111ella carrozza! - esclamò Be– nedetto. - No, - rispose Alessarndra, - ma ho visto che nel viale non era rimasto nessu111,o, tranme i cocchieri. E, d'altronde, chi. poteva essere? ' - Ti sbagli, - disse Benedetto, cercando di frenare il proprio orgasmo, - 1110n erano loro. Con Marcello! 1Manon senti che è una cqsa assurda, mostruosa ? · - Oh, piccolo mio, quarnte cose mostruose che sono vere! - Ma 1110n questa. E tu me parli con tanta calma? - Io, - rispose Alessandlra, abbassarndo il capo, - io lo sa- pevo. - Se è vero, lo ammazzerò come un cane ! - gridò Benedetto. - Lo giuro: dovessi incontrarlo fra cento anmi, e in capo al mondo, lo ammazzerò come U111 cane ! 1Maperché 11100 mi hai cercato subito ? Perché non mi hai chiamato? chiese poi con affaJimo. Io avrei rim– corso la carrozza, io mi sarei butt-aito fra le -sue ruote. E hai taciuto fimo ad ora ! Questo è il bene che tu volevi alla mamma ? - Se ti ho cercato ! - rispose Alessamdlra : - Ma poi, quando ti ho trovato, nOIIl era già troppo tardi ? E oome parlartene presente il babbo? - È lui, è lui la causa di tutto, - p,roruppe Benedetto con sde– gno : - La oolpa è sua. Sarà la rovina di tutti noi, io te lo dico, ricordatelo! Lui, lui cieco, lui sordlo come una pietra, lui ottuso c-ome un sasso, ar1do oome la sabbia, un idiota ! La mamma ! Ma IIlon sai chi era la mamma? N-oo ti ricordi come era? Una cosa fragile, delicata e tamto debole, com. i suoi capricci, le sue stranezze, il suo bisogno di -serntirsi accarezz<ata, vezzeggiata, con'solata, come una bambina, non ti rioordi ? Come potremo vivere senza di lei, Alessandra? Come potremo pensare che essa vive, ma lontamo, con UIIluomo odioso, e che ha potuto dimenticarsi di noi, abbaindonarci, fuggire senza nemmeno una parola, un bacio, peggio che se fosse morta? Alessamdra, - esclam~, vinto dalla commozione, smarrito in quel seguito di domande ooa più aingosciosa dell'altra, abbrac- Bibli'otecaGino Bianco
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