Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929

Roma e l'arte edilizia 323 tico. Veduto da lontano, possibilmente da UITT.'altura,questo salire gradatamente delle costruziollli verso un centro 111el quale esse culmi– nano, sarebbe, credo, UITT.O spettacolo ben più attraente dei presenti quartieri piatti e UITT.iformi, nsipid'i e bamaJi, ché la Piazza d'Armi e i Prati di Castello veduti dalla salita di Molllte Mario ti suggeri– scono· l'idea di un deposito di scatole o di immensi pezzi di sapo!Ile. Pensate invece se in Pia2Jza MazzÌ!Ilifosse sorto questo nucleo d'alte ,case degradanti verso il fiume e i piedi della collina! La « economia edilizia» è ancora bambÌIIla ; applic-amdo regole razionali e rigide, ci sarebbe da ottenere risparmi fantastici. E se runaloghe regole applicassimo nelle costruziooi a,lle altezre dei vami alla loro d'istr,ibuzione, alle grossezze dei muri, aMe vaine decorazioni, ai ststemi costruttivi, potTemmo risparmiare te.sori, e star meglio. Solo così la Città ,potrebbe co!Iltenere la sua Ì!Ile– vitabile espansione di capitale d'Italia entro limiti ragiooevoli, e .soa,nsare il pericolo del m.etropolismo, gli erroTj doè dei quar– tieri sterminati e mal popolati e delle strade chilometriche. Essa poi troverebbe il respiro per le abitia2Jioni tranquille verso i Ca– stelli e verso il mare, cui si potrà .giungere co!Ilmezzi sempre più rapidi e frequenti. Le grandi risorse costruttive modeme, noi, popolo di misura e di equilibrio, dobbiamo insomma adoperarle per combattere e non per accentuare il supermetropolismo: figura edilizia ormai oppri– mente e mostruosa. CO!Ilcludo co!Il una osservazione che mi sembra deg1na dli me– ditazÌO!ne. Le nostre cento città sono valori come non ne esistono altri, ricchezre cui nessun'altra può paragonarsi. Solllo la nostra storia e il nostro orgoglio. ,Sono la immagine esatta della nostra razm e dei nostri ideali. Attraverso ad esse il mOilldo apprende la nostra cli.viltà. In esse riconosciamo noi stessi e la varia e mol– tepli,ce espressione dei 111ostri- 1 temperamenti regionali. Come le fisonomie dei membri ,di una stessa famiglia, esse si compongo111O ÌIIlun atteggiamento di reciproco affetto e d!i mutua comprensiooe. Ebbene, questo tesoro unico ed inestimabile, deve essere da 111oi gelosamente 00\llservato. Quante cure non abbiamo per mÌIIl,imiog– getti, per pianete e reliquie celate nelle sagrestie delle chiese, per quadri che custodii.amo reverenti 111elle gallerie, mentre le città sono molto .spesso abbandonate a sé stesse, facile preda di faecoodieri e di ,incompetenti reggitori. _ Prenda maggiormente il Governo sotto le sue cure speciali le Città italiane: esse costituisc0010 la più beHa ricchezza nazionale. Esse so111O, tutte insieme, la P.atria. E la civiltà fascista deve sal– varne il p3Ssato e curai,ne lo sviluppo avvenire. MARCEJLLO PIACENTINI. BibliotecaGino Bianco

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