Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929
322 M. Piacentini non in rapporto alla maggiore cubicità, ma in proporzioni assai maggiori. Se un edHìcio di sei piani c,osta, supp001iamo, UJI1 milione, lo stesso edificio portato a dodici p,fami1110n costa due milioni, ma molto 1 di più., La maggiore altezza impone sistemi costruttivi assai più complessi, grossezze di muri maggiori, e via discorrendo. V'è dunque un liJ;11iteanche all'altezza, quando questo limite 1110nè fissato da ragioni igieniiche. Esso è daito dal rapporto tra il costo dell'area e il « supercosto >> delle cositruziooi ,alte. Se questo « su– peroosto >> soo:runato al p;rez~o dell'area dà costi globali non rimu– nerabili, n-001conviene più, è evidente, seguitare ad alzarsi. In America, dove si è arrivati a cifre favolose negli ,acquisti del terreno, fino a un milioine di lire italiane per metro quaidrato, con– viene slanciarsi in su, fino a cinquoota 'e sessanta p~ami, qualun– que sia il oosto delle costruzioni. Noi questi prezzi non li so– gmiamo, e speriamo di non doverli mai sogmare; ma si è già arri– vati a pagare a Milano amche 14.000 lire il metro quadrato, e a Roma 7000, mentre trenta o quarant'a,[lni fa, quando vennero scritti i regolamenti edilizi, e quindi le altezze m0,ssime di 24 me– tri, era UJI1'utopiapensare alle mille lire il metr.o quadrato. Questo limite, sufficiente a case di sei piani, e giu,sto quaranta ,amni fa, no111puòpiù esserlo oggi. Su aree dli tr.e, quattro e ,cinque mila lire bisogna oggi arrivare almeno ai dieci o undici pd.ooii,c:i,oèsui 40 me– tri. Più alte le costruzioni sarebbero t:voppo care. Non occorre che io dichiari subito che questi ragioinamenti val– gooo per i quartieri nuovi, liberi di ogni vinoolo artistico. L'uso più fa-cile e razionale degli ,ascensori elimina oggi tante oppoi;;i– zioni ai piani iaJ.ti i quali poi presentano vantaggi enormi per il godimento d'aria e di veduta. Niente limiti massimi dunque. Il 111uovo quartiere tipo dovrebbe essere cosi c0111oepito: la parte centrale c-0111 lll10lte strade rettil,i– nee e larghe, e per conseguenza con rase alte ; a mano a ma,no che · ci aUontaniamo dal centro, le strade diminuiscono di frequenza e di larghezza, e le ease si abbassano ; alla fine, le str,a,de sono ancora ipiù rade e 1strette, e le case basse, ,amebe,a sch!iera. I tracciaji, le disposizioni di questi quartieri Y,MlillO studiati caso per caso. Il Le Corbusier, nel suo apocalittico piano di tra– sformazdone di Parigi, immagina enormi grattacieli immensa– mente distanti tra loro ed elevati in mezzo a giardini fioriti e su viali larghissimi. La popolazione invece dii oocupare il quartiere distribuita ~ill case _norma!i di sei piani e vicine, si raggruppa in queste torr1-alvear1, lasciando al traffico e al giuoco dell'aria quasi tutto lo spazio. Non v'è però qui 1I1essUJI1 vantaggio econo– mfoo: e contro alcUJI1ivantaggi di cirool~ione si hanno danni gra– v,issimi. Un quartiere come io lo immagino, è anche superbamente este- Biblioteca Gino Bianco
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