Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929
Roma e l'arte edilizia 321 sti fantastici « boulevards >> come nOllloo llle sono neppure a Parigi, e cedere poi le aree limitrofe a chi non aveva danari per co- . - struire UlllsecOIIldopiamo. Così questa immensa quantità di aree, che in mano ad un ·iMoorto IDnte poteva divenire fonte di ricchezze favolose, non ha reso, credo, quasi nulla al Municipio di Roma. Si aggiunga che la medlesima ZOIIladi Piazza d'Armi poteva COIIl– telllere certamente U1I1 lllumero doppio di abitanti. Ma per correggere tutti questi errori, oltre ad una maggiore av– vedutezza nel piano Tegolatore, occorre la completa revisione di certe norme che presiedono ai regolamenti edilizi. Una di esse riguarda i'altezza dei fabbricati. Questa è fissata nei vari regolamenti edilizi d' Europa, per ragiOIIli ,di igiene, da un rapporto milllimo di UIIlO a uno e mezzo, •a UIIlO .massimo di uno a uno e un quinto. Prendiamo, per comodità di ,ragionamento, il primo rapporto, di uno a uno e mezzo : questo significa che l'altezza dli un edificio prospiciente su una strada, non può es– sere maggiore di Ullla volta e mezzo la larghezza della strada stessa. Se dunque U!Il.astrada è larga metri 12, gli edifici non possono superare l'altezz;a di metri 18. Fin qui tutto va bene. Ma vi è poi, in tutti i regolamenti del mondo, U1I1 artioolo che im– pone una altezza massima, al di sopra della quale non si può ele– vare nessun edificio, runche se la larghezm stradale lo oonsente. È qui, ,secondo me, l'err,ore, nel fissare questa altezza ,massima. Il valore di un'area è in rapporto alla larghezza deUa via : U1I1'areain una via stretta, a pari centralità, vale assai meno di un'area in una viia larga, appUIIlfo e sopratutto per questa diffe– renza nella possibile altezza. Perché allora limitare questa altezza a Ullla quota massima, quando la strada o la piazza 001Usentirebbe U1I1'·altezzamaggiore, cioè un maggiore sfruttamento ? Questo si– gnifica rinunziare a una parte del valore di quest'area e fure ·qui1I1diuno sperpero dli ricchezza. Se fosse abolito il limite massimo delle altezzeJ le aree su piazze o strade larghe potrebbero essere sfruttate in tutta la loro potenzialità, e nessuno isperpero di v01lore si verificherebbe. Sul Viale Mazzini, per esempio, largo 60 metri, si potrebbe arrivare, col rapporto d'U1I10 a uno e un quinto al– l'altezza di 72 :metri, e sulla piazza omomma, larga 160 .metri, a 192 metri ! Non d~sidero portare a Roma i grattaicieli americani. A ,queste altezze è impossibile ,arrivare per ragiOIIlieconomiche. Si tratta solo di ,spezzare un vincolo divenuto oggi ridicolo. Si può dire du1I1queche l'altezza di un fabbricato sia determi– nata dal costo del terreno. Su un'area del valore di tre o quattro mila lire non potrò oontentarmi di costruire un solo piamterreno e nemmooo due o tre piani: cercherò dli sommare quamti più piaru mi sarà possibile per suddividere tra essi il costo del terreno. Ma v'è un limite naturale. Più la costruziOllle è alta e più essa è oostosa, 21. - Pèoaso. Biblio eca Gino Bianco
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