Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929
310 E. Pea perti di polvere. Le quaglie stavano al calduccio sullo spiedo f~rmo: E Giuda chiamava me e il Barberino a grMl voce, per sca~c1are 1 molesti ragazzi, che st0ivano intorno ad un vecchio s3rr1;tone11I1teinto a ravvivare la fiamma tra le pagine di un libro, ecc1trundola con una crunllla di bambù bastardo. - Vecchio, perché bruci quel libro? Il vecchio non alzò nemmeno la testa, continuò con la canna a smovere il libro, 01d allargare le pagine, sì che tra paginia e pa– gina ®trassero le lingue di fuoco con l'aria che vi entrava. - Di che paese -sei? ,Ma il vecchio nolll rispondeva. Stava accoccolato per terra in– tento al suo scopo. Così era rimasto anche quamdo, intorno a lui, tutti i ragazzi importooi lo assordavano di domande. - Questi sruntoni solllo ooparbi, - disse Giuda -, a me non rispollld:e per fanatismo. Il Barberino allora si chinò presso il vecchio : - Padre mio, ditemi, perché bruciate quel libro? Il vecchio lo guardò prima un poco e poi rispose lentamente: - Fratello, lo brucio perché ho cercato in tutte le sue pagine inutilmente il nome di Dio. Giuda si turbò, e fece un gesto di violenza colll la mano mrun– cina. Il Barberino non osava più dire una parola, e restava lì chinato pr-esso q,uel venerando,· vestito di stracci, ma serooo e dolce come c·hi hia la ooscienza in pace ed attendie al suo ministero OOIIl gioia. Aveva la testa fasciata da un drappo' a rabeschi, ed il vestito rattoppato cOIIlstoffa di tutte le provenienze: dal pezzo di sacco, alla seta crud'a e giallog,nola; dai ritagli di frustagmo, rifiuti di ca– miciotti dei facchini del Nilo, ai quadruccetti di tappeti di Persia. Anche le cuciture di toppa con toppa, erano di tutti i fili, nolll escluso il filo di ferro, il filo di rame, lo spago, e stringhe di vecchie scarpe; e forse l'oro e l'argento, congioogevruno la balla ,alla seta di quel mamtello di .Sallltone Arlecchino, che faceva di un vecchio mendico un venerando Patriarca. Io che sempre sognavo ad occhi aperti, adesso mi ricordavo della mia infanziia. Divenni assente,, e per poco ripassai il mare. Rividi la oosuccia del MOIIlte di Ripa, le pecore nella stalla, la pergola con l'uva lugliese; e poi il camposanto di Seravezza: punte di nostalgia : il suono delle campane del mio paese, che m'ha lllegato il pane, ma che io no111 rinnego né maledico. Altri libri ardono nel mio Ticord'o. Altre parole mi rimbombruno all'orecchio sulla bontà delle scritture. Parole gravi come le tue, sruntolllemendico. Prima che Giudia sfoghi la sua oollera di mruncino voglio rievocare per te, il ricordo di un rogo. Ricordo che stava assopito nel mio cuore e che tu hai risvegliato. BibliotecaGino Bianco
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