Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929

Il servitore d,el Diavolo 305 Rientrai 1I1ellaBaracca Rossa, ma nel retrostamza non c'era più lllé il mio padrone né il suo amico. Un tale che, immobile come UJ1a·sfinge, beveva della birra in una -stanza vicina, mi avvertì che il mio padrOIIle era andato filllo ilil Russia a far ciccia, ma che sa– rebbe tornato il giorno di poi. Andai a casa, e raccollltai della partenza del padrone all'im– provviso. M a nessuno si meravigliò : parevano i f.amiliari tutti informa.ti, e ridevamo di sottecchi della mia ingenuità. Io passavo p er un servo semplice, che si stupisce di tutto, ma anche per un servo ubbidiente, attaccato alla casa e al padrone: servo di razza negra, per caso colla faccia pallida su cui era spuntata poca barba rada, ·sulle gote magre, come la continuazione stentata delle ba– sette : il mento l1IIl po' punteggiato, e sul labbro di sopra, una peluggillle di color castagno, mi faceva rassomigliare alle figure sparute, dipinte nelle tavolette delle chiese copte. Non capivo mai il doppio senso d~lle cose, e quando tutti ridevano per un sottin– teso, io mi torturavo per capire. Confidai questa mia pena al vecchio servo, mentre preparava il m erdocco p er depilare i peli vami della ,Signora : - Fai come me : quam.do ridOIIlogli altri, io rido senza capire. Faccio cosi anche quam.do sento piangere; ma il pianto mi resta cosa più difficile. Dunque Giuda 1I1onera soltanto un amico di casa, se lavorava col mio padrone in imprese di tutti i generi, e segretamente, a seconda dei casi. 1Micoricai con questi pensieri e il balenio dei coltelli arrotati in quel retrostanza della Baracca Rossa, mi schiz– zava 1I1elle luminelle a zigzag, e mi ricordava il saettare dei fulmini sui mooiti, quando ero ragazw ilil Versilia. NOIIl potevo addor– mootarmi, come non lo potevo quand'ero ragazw, impaurito dalla folgore e dal tuono, che si scatenava a ;precipizio sui monti. Adesso mi passavano davanti le cose e le persone, i paesi, il :mare, e il bastimento che dal porto di Livorno m'aveva da poco cOIIld'ottoin Egitto. Ogni tanto le immagini si scomp01I1evamo per lasciare il posto alla figura immobile del bevitore di birra nella stanza della Baracca Rossa. Ora guardandolo attentamente bene coo gli occhi ins01I11I1i, mi parve di vedergli cascare i baffi e la barba tutti di un pezw come i trucchi posticci dei comici : così col viso lllud:O ravvisai nel bevitore di birra la somigliwza di Giuda: nello spavooto allucinante, Giuda m' era vicilllo: - Ho voluto, - mi disse, - che tu mi vedessi colla barba che portavo quamdo tradii Gesù : ricordatelo : avevo l'ambizione del trono d'Israele. Adesso . SOIIlO per le meccaniche e ;per la scienza : sono moderno come il tuo padrone. 1l) una stregoneria questa scienza, pensai tra me e me, che quasi ha del miracolosa. Dunque è in gara con Dio ? - Iddio è la scienza : noi siamo Dio ! 20 - P@ga,o, iblioteca Gino Bianco

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