Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929

Enrico Oaterino ])avila 303 suoi voleri Pio quinto, il papa santo, il papa di Lepanto, sapeva che r·azza di gente er31Ilo questi papi romani e italiani, ost:iJIJ.atie :fieri nel prestigio dell,a, fede e 111ell'autorità della chiesa cattolica. Enrico, oome tutti i deboli, trovava contraddizione e illlgiustizia nelle cose del mondo. Scomunicato « gli pareva duro che egli che aveva sempre sudato e combattuto per la religione fosse stato [Pre– ci1Pitosamente condannato dalla Chiesa per non volersi lasciare scannare dalle armi dei suoi ribelli, e quelli invece che avevano sac– cheggiato Roma e tenuto prigioniero il Pontefice non fossero mai stati scomunicati.. .. >> Gli risponde il Re di Navarra, ipresente a que– sto sfogo, con parole che solo uno storico italiano, educato alla tra– dizio111e del Rinaséiimooto nostro, poteva mettergli in bocca: - Ma quelli erano vittoriosi; procuri Vostra iM•a,està di vincere, che al sicuro le censure ,sar31Ilno rivocate ; ma se saremo vililti, morremo eretici e oondamnati. Colui che conchiude il dramma di Enrico terzo, il regicidla Gia– oomo Clément IIlOnè figura me111O viva,ce,mente abbozzata o interpre– tata. « Giovane di ventidue •amni, e giudicato seµi.pre dai suoi frati e da molti ch e lo O01no scevano,per iscemo di cervello, e più tosto per soggetto da prender.si gioco che da temere o sperare dall'ingegno ,suo cosa se ria e di q ualche momento. » Costui « o guidato dalla pr,op,ria fantasia· o ,stimolato dalle predicaziollli che giornalmoote sentiva fare contro Enrioo di Va1'ois, nominato il persecutore della fede e il tiramlilo, prese risoluzione di volere pericolare la sua vita per tentare in alcu111,amaniera ·di ammazzarfo .... né tenne segreta questa cosa .... le sue voci erano accolte con le solite risa .... era da tutti chiamato il cap:it31Ilo Ol~mente.... Molti lo ,stuzzicavano .... >> Poi ci furono gl'istig,atori che .pr-esero la cosa sul serio, « affermrun– dogli che vivendo sarebbe stato fatto Car-dinale e moroodo .... sa– rebbe •senm dubbio cam•onizza,to per santo.» Figura intera anche questa e oostruita con poche parole;- c'è qui il regicida vano e idio– tesco di tutti i tempi e di tutti i paesi. Per il oolpo di coltello di costui, Enrico ,terzo ,sul letto di morte, presenti i dignitari del Re– gino, dichiara suo erede il Borbone, aggiungendo : « Cogn ato, io vi assicuro che non sarete mai Re di Framcia se non vi fa.te Cattolico e se n0111 vi umiliate alla Chiesa», ed esala lo spiiri to gi lllilto alle parole del miserere che dicono: « Redde mihi laetitiam >>. Così si conclude c-on solenne e maestosa tristezza ulila soena tra le più im– portan·ti del gigamtesco, informe, oomplicato dramma storico che nelle moltissime serrate e compatte pagillle dello scrittore itali0JI10 è costretto e chiarito. ETI'OR!il ALLODOLI. Bibli'otecaGino Bianco

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