Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929
302 E. Allodoli « Entrò .... ch'era già vicino il mezzogiorno, con non maggior co– mitiva che di sette cavalli, tra gentiluomini e servitori, ma come una [Piccola palla di neve che scendendo dall'erto si va ingrossando tanto che nel fiume diventa una montagna eminente; così abban– donando il popolo le case e le botteghe con [Plauso è con allegrezza per seguitarlo, non fu a mezzo la città che aveva dietro più di trenta mila persone .... Andavano le grida del popolo insino al cielo, né mai fu con tanto applauso gridato: Viva il Re, con quanto ora si gri– dava : Viva Guisa; chi lo salutava, chi lo ringraziava, chi gli ba– ciava le falde de' vestiti, chi non [Potendo accostarsi, con le mani e con i gesti dava segni [Profusi di allegrezza, e furono veduti di quelli che, adorandolo come santo, lo toccavano con le corone, e le me– desime poi o baciavano o con esse si toccavano gli occhi e la fronte, e sino le donne delle :finestre, sporgendo fiori e frondi, onoravano e benedicevano la sua venuta .... >> · Si capisce allora, dopo, che accaduto l'assassinio del Duca di Guisa, il Re partecipasse in grande impeto la notizia ufficialmente all'Ambasciatore di Venezia e passeggiasse sicuro nel suo !l;abi– netto « deponendo l'3.1P[Parenzadi volpe per tanti anni contra il suo genio con somma pazienza vestita, e ripigliando la generosità di liorne 111ei suoi p,rj,mian111i dimostrata. >> ('Machiavelli voleva che si fosse insieme volpe e leo111e). Toitte aprire le porte e introdotta la Corte annunziò essere oramai Re non di parole ma di fatti. E cc con viso alterato e cera brusca>> passò nelle stanze della Regina Madre, già presso, per la podagra ,sempre, più grave, alla tomba. <C Sen– tito lo -strepito nelle ,stanze superiori del Re, ave'W;l,molte volte dimandato che rumore era quello né ad alcuno era bastato l'animo di darle la 111uova. >>Entrato il Re, questi le domrundò come stava, ed ena, che aveva otto giorni di vita soltanto, disse di sentirsi meglio. <C Anch'io mi -trovo ora molto meglio, - aggiunse Enrico, - perché questa mattina .son fatto Re ,di Francia, •avendo fatto mo– rire il Re di Parigi.>> E Caterina :fiorentinescamente di rimbalzo, dal suo letto di dolore, gli rispose : « Dio voglia 1110n siate fotto Re dli !llie.n.te.Avete tagliato bene, non so se •cucirete così bene.>> Il re andò nella Cappella aid ascoltare la Messa. ' Viene in mente Cellini che non eqbe pace finché non si fu liberato dell'uccisore di suo fratello Cecchino. « Cognoscendo io che qnella passione di vederlo tanto ispesso mi toglieva il sonno e il cibo e mi condùceva [Per il mal cammino, una sera mi disiposi a volere uscirP– di tanto travaglio .... >>Una vera malattia, che terminò solo con quella vendetta fatta « a misura di carboni. >> E, se è vero, papa Cle– mente infatti gli disse, quando si rappacificò : « Or che tu se' gua- ~ rito, Benvenuto, attendi a vivere .... >) Ma 'Enrico terzo in00111trò sul ,suo cammino nientemeno che un Sisto quinto; e già Cateri!lla che no111 aveva mai potuto piegare ai BibliotecaGino Bianco
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