Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929

Enrico Oaterino Davila 301 È uno scenario, a cui il Davila aggiunge ogni momento una jpen- nellata, inserisce un volto tra i tanti : il conte di Montemarciano, / nilPote di papa Gregorio, i fanti toscani di Cosimo, poi, nello· sfondo finale, « un giovane di altissimo animo» che è il duca di Savoia, Carlo Emanuele I. Caterina si confida, g:r:ave e bonaria, libera da sospetti, nelle - soleilllli insidiose ,sale, ool colo1rmello Alfonso d'Orna1I10, còrso, col vescovo e parente Salviati, con Alberto Gondi. E Alfonso è colui che fa tanta strage dei rozzi Raitri tedeschi, venuti in soccorso degli Ugonotti e sgozzati come stupide bestie nelle paludi e nei guadi di Sci3/Jil.pagna. La miserabilità della loro -sconfitta è de– scritta con icastica tristezza: « in.fermi di febbre ed estenuati dal flusso del sangue, cadeindo per le strade e per le ville, erano da' 00111- tadim .miserameinte U:ocisi, sicché fra gli altri diciotto ne fur(){Ilo veduti i quali ammalati in una oopanna di Borgogna da una d0111na per veindetta de' daruni ricevuti erano stati COIIl u111 coltello, come vilissimi animali, scamnati. >> ·Soprattutto quello che fu 0 H dramma del cuore di Enrico terzo è indagato cò.n sicuro intuito, con interesse di romanzo. Chi era stato l'animoso e forte Duca d'Angiò, guerriero e cattolico, eversore di castelli ugonotti, ritorna; dalla fredda .e triste Polonia, ebbro di ambizione, a cingere la corona di Francia, e diventa l'effeminato, enigmatico !Principe, superstizioso e lezioso, dalle belle mani ele– ganti e curate, che sul viso stende una pasta profumata come fanno le belle dame, e si circonda dei suoi mignoni dissoluti e indolenti. Poi, tutto si chiude in· un suo gran disegno, del quale trema. egli stesso a rivelarlo a se stesso, e nemmeno la madre lo sa, sebbene sia forse l'unica che lo indovina. Coi fiorentini prediletti e fidati, Del Bene e Corbinelli, dotti i:Qgreco e latino, si trattiene a farsi leggere Polibio, Cornelio, Tacito, ma 1Piùspesso i Discorsi e il Prin– cipe del 1 Machiavell:i, «dalle qu3ili letture eccitato, s'era anco mag– giormente invogliato del suo segreto.>> Per soddisfare a quel bi– sogno insaziabile, unico, terribile, compromette e rovina il suo nome, il suo onore, la monarchia, la sua anima; sfida la Chiesa e il Papa, si allea ai ];>rotestanti, e solo si sente libero e sano quel giorno in cui ha visto il Guisa trafitto dietro quella pesante tap,pezzeria alzata dall'imprudente, ormai troppo sicuro di sé.... («chi mette mano alla spada contro il suo Re, deve nell'istesso tempo gettare il fodero», aveva detto il Farnese, conoscitore degli uomini, quando il Guisa avev·a lasciato sfuggire da Parigi Enrico terzo. Ma perché si pre– pari un tal scioglimento di un dramma ehe è l'inizio di ben 1Più gravi sconvolgimenti, occorre che si senta quanto doveva essere ferito nell'intimo il Re vacillante di fronte a questo suo vassallo ormai più potente di lui. Come era entrato il Guisa in Parigi, poco tempo prima ? Cosi : Biblioteca Gmo Bianco

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