Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929
Enrico Caterina Davila 299 0aterma è Ulll personaggio trattato con coerenza mirabile, con . accenni modesti ed essenziali, e che sparisce solo quamd!oamche tutta la sua prudenza e la sua forza sono ormai inutili : quando un demone di follia le, spinge all'ultimo irrimediabile colpo il figlio ormai stac– cato dall'obbedienza per lei. Muore otto giorni dopo la tragedia di Blois, accorata dai funesti successi e dalle conseguenze ben pre– vedibili, in una camera non lontana da quella dove il Guisa era stato ammazzato. Più che donna ella appare, e siprezzante di ogni languidezza femminile, abile nei giuochi di forza e di violenza che il secolo aveva peculiari. Ma sipirito di grande virtù, nel senso eroico della parola : « nondimeno non poté far tanto che dal fasto Francese, come Italiana, non fosse questa virtù sua dispregiata.» Figura di scorcio, che entra nel quadro quasi di straforo, ma che non si dimentica, è quella di un altro grande Italiano : Ales– sandro Far1nese, il figlio della figlia dli Oarlo quinto, il celebre e ac– cortissimo condottiero. Serietà e prudenza, coraggio ,sereno nelle opportunità, .riuscita della meta proposta si equilibrano nel suo animo, in cui si agitano incertezze degne di chi vede sempre lontano e in alto. Sono i suoi doveri di governatore generale delle Fiandre che cozzano con l'aiuto promesso dalla Spagna ai cattolici della Lega : sono le sue preveggenze di grande condottiero che gli fanno sentire la precarietà dell'impresa. In Alessandro c'è tutta, mira– bilmente figurata, la prudenza italiana di fronte alla furia fran– cese (Duca di Mena). Egli non « vuole ingannare né restare ingan– nato>>, questo condottiero del tardo Cinquecento. Arriva al soocorso di Parigi solo quando può arrivare: non suscita pericolose siperanze. M;a quando arriva trionfa. Ohi ha letto le pagine precedenti e ha veduto tutti gli orrori e i disordini della guerra civile, con gli in– composti e· raccogliticci eserciti cattolici e ugonotti, quasi bande al servizio di c34>ifeudali, e assiste dopo al procedere di queste battaglie, di questi colonnelli del Farnese, « pieni di disciplina, pronti e assuefatti alle fatiche, osservanti di [Puntuale obbedienza, e continenti di predare e damrneggiare nei luoghi degli amici», sente come una diversità di tono poetico : abituati a quei rudi gentiluo– mini ugonotti, sudati, polverosi, sciamannati, a quegli ausiliari te– deschi riformati graveolenti di birra e di ferocia, a quei nobili cat– tolici azzimati, profumati, leziosi anche sul campo di battaglia, si va con gran cuore incontro a questo duce italiano, che « si fidava solamente di sé medesimo, voleva personalmente intendere le rela– zioni da sé stesso .... disponere l'ord'ine delle guavdie, ed ascoltare tutte le cose ~ppartenenti alla disciplina dell'esercito [Per il quale effetto, vegliando tutta la notte, concedeva al sonno quelle poche ore che correvano tra il battere della diana ed il marciare della gente. )) Come pure simpatica e mirabile è la sua intuizione delle cose di Francia, per le quali, con risolutezza degna del suo coraggio, BibliotecaGino Bianco
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