Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929
Enrico Oaterino Davila 297 personaggi del gran dramma, ne aveva sentito il calore delle anime, rèsipirate le passioni: bambino era stato carezzato da Caterina, e la grande regina rivisse nell'opera sua, purificata e difesa da tutta un'infame denigrazione, da tutta un'ingratitudine nazionale. Aveva rivisto i luoghi degli assedi, delle battaglie, dei massacri, interro– gati i superstiti, vagliati i pettegolezzi delle anticamere, posti al centro della narrazione gli uomini intorno a cui veramente il giuoco della storia si era svolta. Non una preparazione erudita, scarna, affannosa, fumosa, come è venuta di moda doipo, e che chiamano scientifica, ma una preparazione piena, sicura, intera, che tutta sparisce e si assorbisce nella creazione. Fa la storia e la intende come i grandi scrittori italiani dell'epoca antecedente; ci mette di più una nettezza di contorni semplicissima e rara, nel secolo delle j_pomposità parolaie e dei concetti, e si controlla ogni momento per non fare dell'enfasi: ma rivive i suoi Enrichi, i suoi Guisa, la sua regina, le dame, i cavalieri, i cattolici, gli ugonotti, gli spa– gnoli, i tedeschi come forme della sua arte, rilanciate nella realtà intensa di cui furono parte, e con aspetti questa volta non più transitori. Ritoma nella storia cosiffatta il sapore della vita di cui quella storia fu composta: e l'uomo, fattore di essa, ribalza, coi suoi vizi e col suo valore, alla suiperficie, pieno della sua energia e della sua umanità. Il rischio e il pericolo della vita e della morte qui sono il premio e la vittoria dei forti : lo scrittore, soldato e cortigiano, intende tutte le anime,, e dà a tutti il suo, a Guisa e a Borboni, a Cattolici e a Protestrunti, a Italiani e a Francesi; ma è anche lui da Ulllaparte, e questo dà forza alla sua fede e alla sua poesia, ché questa va– stissima sintesi di tanto spazio di storia francese (e quale!) è un poema epico di grandi iproporzioni. È italiano, è cattolico, è seguace di una ·teoria dello Stato forte che si identifica con la nazione, idea che era stata 1prima di Machiavelli, poi di Caterina e diventa, finito il caos del disordine civile, l'idea dell'ultimo vincitore, del costrut– tore nuovo, del pacificatore, Enrico quarto. Davila soldato passa dai Valois al Borbone, logicamente: scrittore, :iJnterpreta quella èhe a distanza diventò la verità essenziale dei fatti. Ma sui fatti soprastam.o le runime. Caterina, la regina madre, domina la scena : domina anche nel- 1' ombra, iprudentemente, garbatamente accennata, introdotta nel momento buono, sempre lei anche vecchia, sempre forte, intelli– gente, bella e viva nella gagliarda vecchiaia come in tutta la sua vita, fin da quando piccolina resisteva dignitosamente ai Magnifici Signori della democrazia fiorentina che volevano servirsi di lei come di ostaggio .... Al)lpare in tutta la sua aria di tolleranza anche estrema, che fu sua vera caratteristica, nonostante le calunnie e le oscenità che a suo riguardo disse la nazione che questa donna e fo- Biblioteca Gino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy