Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929

. I ENRICO CATERINO DA VIL.A.. Immaginate un'osteria secentesca, in terra italiana (veneta), ma pur con tutti i colori e i motivi e i temi uniformi che questa immaginazione porta con sé. Metteteci un po' di Salvator Rosa e di Ruysdael, ,quando questi non dipinge nuvole in fuga o cieli umidi o mari agitati contro le dune o mulini in lande desolate. Aggiungete : qualche facciaccia bene a contrasto di luce e d'om– bra, facchini o ·uomini d'arme alla Caravaggio, un~ movimentata fermata di viaggiatori uso Van Ostade, con minuziosi e netti par– ticolari di simili scene : canini, svolazzi di abiti e di tende, tavo– laoci, panche, boccali di qua e di là, caldani pieni di legna a,ccese, scale, gabbie di uccelli. Sono giunti clienti di qualche importanza : un gentiluomo di bell'aspetto, con tutta la sua famiglia. Ha, naturalmente, barbetta a punta, stivaloni, spada, largo cappello guarnito; sulla giubba e sulla sottoveste serpeggiano solidi galloni di Francia, e ampi ricami vi sono fra gl'intrecciamenti e i trafori ; roba forte, di quella che dura anni e anni; fiocchi gialli pendenti dall'elsa. La moglie, un po' 1pomposa, tutta ponderosi broccati, appesantita nella gonna aspra e grave di maglie auree ed argentee: dietro, figlioli, fami– liari, bagagli, impedimenti. (Il gentiluomo ha l'aria d'uno che comanda : la faccia sua è imperiosa ma senza guasconate, fine con lieve alterezza. Si vede subito un uomo che ha vissuto sin da piccolo nelle belle società aristocratiche, nelle corti, non si è peritato nei duelli e nelle guerre, ha saputo destreggiarsi negl'infidi labirinti delle corti, ma ha in più qualche cosa di speciale 111el volto e nell'•anima che gli traluce di fuori: un raffinamento che viene solo dall'abito e dall'uso delle cose spirituali.) L'osteria è ora piena di moto; quel gentiluomo è un piccolo pezzo grosso, un funzionario che la Serenissima manda da Venezia à Crema, laggiù, agli estremi della terra di San Marco, ai confini col Ducato, e che si è fermato li, in quel borgo del Veronese chia- -imato San Michele di Campagna per u111a sosta e per preparare alle– stimenti, carriaggi, provviste. Serve lo Stato perché da sé non avrebbe come vivere, sebbene di nobiltà vecchia, e figlio d'uno che Bibliòteca Gino Bianco

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