Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929
286 A. Galletti Una lettera di Luigi Bossi al ,Moliltiilil data del 26 dicembre 1804 dava avviso al poeta che « la oolebre baro1I1essa di Stael», il cui merito non poteva essergli ,soonosciuto, « aveva espresso il desiderio di co111oscere il Monti, quando fosse arrivata a Milano», e a tal fine aveva chiesto al Bossi una presentazione per lui. Il Monti gli ri– spondeva in data d'el 5 gennaio 1805: « Ho procurato di fare a M.• de Stael e al Prof.or Schlegel la mi– gliore, compagnia che per me si poteva, e vi rendo assai·grazie dell'avermi procacciato la conoscenza di queste illustri persone. Ho il contento di aver ispirata alla prima (alla .Stael) una migliore idea della italiana letteratura, facendola piangere largamente alla recita di qualche bel pezzo dei nostri clai:,sici, e forzandola· a confessare di a·ver errato nei sno·i gi.u,dizi, de·i quali mi ha prornesso la ritrattazione. E quanto a. Schlegel..., ho colto occasione di fargli altamente comprendere l'ingiu– stizia degli stranieri nel sentenziare sui letter.ati italiani. » Pooso che il Molilti, ottimista di temperamento, si illudesse,. almooo IIlei riguardi dello Schlegel, circa l'efficacia di quelle sue dimostrazioni ; ma chi avesse potuto ascoltare quei tre mootre erano a colloquio avrebbe -trovato materia da istruirsi e anche, talvolta, da divertirsi. Ho idea, infatti, che quelle loro discussioni dovessero prendere, a volte, un to1110 di alta commedia, non certo nell'inten– zione degli interlocutori e per quello che propriamente dicevain.o, ma. per i sottililtesi e per i malintesi, e per quel tanto che il loro francese, - poiché fu certo questa la lililgua in cui procurarono d' ililtendersi, - doveva inevitabilmente dissimulare o tradire del loro intimo gusto e del loro pensiero. Forse lo Steindhal, se fosse stato quarto nel gruppo, avrebbe potuto lasciarci gooiale ricordo di quei colloqui; tuttavia, peinsando alle idee che egli doveva esporre di li a poco intorno al classicismo e al romanticismo dµbito che li potesse com– prendere, Forse l'equivoco grazioso è intelligibile soltanto a noi moderni dopo un secolo di esperienze letterarie. . Certo è che in quelle discussioni tra il Monti, la signora di Sta~l e Augusto Guglielmo Schlegel, tre forme diverse di gusto, di fan– tasia, di critica e, direi, tre diverse età letterarie erano di fronte e potevano interminabilmoote discutere, ma non forse 'comprendersi. Il Monti, - lo sappiamo, - era un buolil umanista e un artista ,scrupoloso, abituato a pensare che·il ,Monti uomo dovevà essere ben distililto dal poeta, a riputare la poesia quasi ulil ornamooto e un complemento dlella vita e a considerare le azioni e le passioni umane come uno spettacolo estetico; infatti, come dice il re Alcinoo nel– l'Odissea, gli Dei mandano agli uomi111i le sventure affinché i loro casi siano poi materia di Ca1I1to.Quindi egli tratta l'arte colil una tal quaile obiettività celliniana e se avesse dovuto dar forma teorica al -suo pensiero. avrebbe detto che il poeta ~erso di sé. e verso la. Biblioteca Gino Bianc9
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