Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929
282 A. Galletti Ma le parole non sono libere come i pensieri. Se vi scopr~ssi i rniei, _voi ne rimarreste prima atterrito, e. poi infiarnmato e bruciato.» (Epist., I, 386). 1 Di che avrebbe dovuto prima spaventarsi e poi ardere tutto come l'amtica Semele il buolll marchese siracusano, labo,rio-so tra– duttore di Orazio e di Giovenale? Degli spiriti ribelli, forse, che già fremevano occulti nel poeta di Basville ? Il quale, un mese dopo, e cioè il 15 novembre 1793, iin altra lettera al Gargallo ac– cennava di nuovo adl ulllo spirito segreto del poema diverso da quello che mostravano le ,parole. Sembra che il Gargallo avesse scritto al Monti di lllon lasciarsi trasportare dalla passione di parte, di giu– d!icare e di scr,ivere guardando all'avvenire; e il poeta di rimamdo: \ « In quanto all'altro consiglio di aver sempre dinanzi agli occhi la posterità, vi rispondo che, se i versi son buoni, la posterità li vedrà, qualunque sia il partito politico del poeta. V'ho già detto altra volta, che altro dice la musa ed altro il core.» (Epist., I, 392). Certo è che silll da allora le vittorie degli eserciti rivoluziolllari sugli alleati, le umiliaziollli e i pericoli che per effetto di quelle· vit– torie eran toccati ai governi assoluti e alla Chiesa gli parevano castighi meritati. Questo diceva, nolll più copertamente ma con chiare parole, in una lettera d!el12 febbraio 1794 all'amico Francesco Torti, grande lodatore della Basvilliana : « In quanto alla Cantica, tu l'indovini purtroppo. La presente su– periorità della Francia disordina senza dubbio il mio piano; ma vi sa– rebbe anche modo di conciliar tutto, purché si volesse permettere il li– bero linguaggio della verità e della religione, non della religione dei no– stri preti, ma d'Isaia e d'Ezechiele, i quali peroravano la causa di Dio predicando sempre flagelli e ca'st·ighi e tribolazioni a chi ? al popolo circonciso. Se questo solo mi si _concedesse, la mia immaginazione non avrebbe mai colti i più bei fiori poetici.» (Epist., I, 402). Ora le iraconde minacce dei profeti biblici, nel loro misfti.copre– sagio di un'immancabile vendetta divina co1I1tro le ililiquità dei _po– tenti, somigliano molto (l'aveva già osservato Gustavo Flaubert men– tre scriveva l' Education sentimentale) ane invettive del misticismo rivoluzio1I1ariominaccianti alle classi privilegiate le veaidette plebee. Il Monti avrebbe tolto a 0ontinuare e compiere la Basvilliana se • J gh avessero permesso di affermare che certo il Terrore aveva torto dli abbattere con tanta violen~a l'ordine antico, ma che ,questo tutta– via era cosi fradicio e corrotto da meritarsi quella distruziOIIle. I suoi ecclesiastici ipadroni nolll lo permisero, e illl verità poiché volevamo difendersi, nolll si può dire che avessero torto. ' BibliotecaGino Bianco
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