Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929
L' Epistolario di un poeta 281 pel cielo sterminato ·del sogmo, chi può frenare il suo corso o se– gnargli la via ? Il « tema obbligato>> è posto in dimenticanza, o ba– sterà ricordarsene un po' alla fune, nelle clausole e 1t1eicomplimenti d'uso. Ora, mentre esso fantastica e spazia sulle ali del ritmo, le marine, i cieli e i boschi, i momenti epici ed eroici della storia e l 1 a faccia divina della Natura, i grandi spettacoli e i grandi avveni– menti, vivono 1 soli nella sua immaginazione e l'occupam.o intera. Sono magnifiche apparenze e nobili ricordi, in cui il poeta si immerge ,)bliaindo, e che nasco1t1donoa lui come ai lettori la bassura donde ha spiccato il v,olo. Il corteo trae a sé gli sguardi assai più del protago– nista; si ascolta il magnifico canto corale e si dimentica lo squallido eroe al quale esso è intonato. E le cose non pcrocedono così ,seco1t1do giustizia? La poesia, fatta serva dalla stupidità d~lla sorte, riven– dica la sua divina ed i1UcoercibHelibertà e il poeta abbandonandosi. all'immaginazione, si colllfessa e •si dona, torn a ingenuo e sincero. E il Mo1t1tisembra chi-edere talvolta agli amici, pensam.do ai lettori : non vedete, 1t1on intendete quanta parte di me, di ,quel più segreto ed intimo me che lllon mi è sempre possibile rivelare con aperte parole, è pur possibile intravedere nei miei versi ? Per esemp,io : ,è cosa 1t1oti-ssima, - e ne fu dato giudizio assai se– vero a nche dai p iù indulgenti alle debolezze del poeta, - che il Monti, quam.do, c,onvertitosi alla rivoluziollle, nel marzo del 1797 ab– bandonò Roma t11ellacarrozza del colot11t11ello Marmont e riparò nel- 1' alta Italia, a giustificarsi dell'avere pubblicato 1t1el1793 l'antiri– voluzionaria Basvilliana disse e scrisse più volte, e principalmente 1t1ellafamosa lettera a Francesco Salfi 1 ), che a scrivere quel poema egli era stato indotto, a controgooio, dalle occulte mÌIIlacooche pen– devano su di lui come persona sospetta di simpatie democratiche, si che per istornare dal suo capo, e soprattutto d'a quelli della moglie e della figlia, gravissimi pericoli, aveva così mascherato i suoi sen– timenti sinceri. A me, come a moltissimi altri, quella scusa era sem– pre parsa una meschina, indecorosa e insostenibile bugia : ora, dopo la lettura dell'epistolario, non ne sono più così sicuro. C'era già 1t1el Monti, me1t1trescriveva la Basvilliana, se non la persuasione, almeno il dubbio che il vecchio ordine sociale e la potenza politica del papato meritassero di cadere? Con ulll Ùomo come lui, così pavido moral– mente, eppure sincero, a modo suo, 1t1ell'i!Iltimitàdel proprio spirito e in quella particolare risona1t1zache i suoi versi prendevam.o per lui solo, la cosa t11on è impossibile. Rilevo in una lettera a Tommaso Gargallo dell'ottobre 1793 (si noti la data) queste ermetiche parole: « Vorrei rispondervi sopra un difetto che avete notato ne' miei versi (si tratta della Basvilliana) e che vi riconosco io medesimo. I) Ora compresa nell'Epistolario, II, 19-22. iblibtecaGino Bianco ·
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