Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929
L'Epistolario di un poeta . . 279 III. Il sentirsi talvolta libero, di quella alata libertà interiore che l'arte largisce ai .suoi devoti, purific,a l'animo del Monti. Egli trova· allora il coraggio di espandersi, di abbam.donarsi, di sentire e gil~dicare ingenuamente; nel letterato riappare l'uomo. E -l'uomo, tutto sommato, era cordiale, bo[lario, senza perfidie o malignità · professionali e.ìngenuamente attirato, come i fam.ci_ulli, dal bàrba,glio ver!!icolore che gli creava 111~1l'animo la sua mobile immaginazione. In lui _abbondava: la potenza di ammirare, e tutto ciò che gli sem– brasse bello ed alto lo tra-eva a sé naturalmente. Lodava caldamente ~ senza onib-ra di invidia ogni forma di poesia, per quanto diversa dalla sua, e non so quanti altri, in quegli ultimi decenni del sette– cento, mostrassero in Italia un gusto estetico cosi largo e ,sciolto da , pregiudizi. Clementino Van111ettinella sua Rovereto, forse perché poco Jontana dal limes teutonico, -era allora severo patrociinatore del più rigido classicismo,· e della miseria i.in cui era caduta la nostra po(lsia dava colpa al mal gusto di imita re· gli stram.ieri e mas·sima– mente il Klopstock, che egli g_iudicava poeta goffo e gonfio. Ma il Monti dissentiva. · « Se v' internerete nel pensiero di Klopstock, - gli scriveva in data. del 3 giugno 1780 (Epist., I, 119), - e lo sbarazzerete dell'involucro di una frase chè in italiano' mal suona e in tedesco suonerà benissimo, se voi insomma vi appiglierete al midollo dell'immagine, lungi dal trovarla difettosa e stravagante, voi ci troveret.e dentro un certo patetico che vi riempie di piacere.- Io per me, quando leggo questi poeti, mi dimentico sempre delle parole e della stravaganza., medesima che le accompagna e procuro di adattarmi io alla loro intenzione, senza aspettare che essi si adattino alla mia intelligenza.· Per esempio, sentite come Shakespeare descrive il nascere del sole. Il mattino dall'occhio grigio sorride sulla torva notte, ricamando le nubi orientali con liste di luce, e l'oscurità pezzata si ritira brancolando come un ubbriaco davanti ai passi del giorno e alle rote ardenti di Titano. Questo qùadro stravagante non è egli pieno di tinte delicatissime e parlanti? Quell'occhio grigio non vi presenta egli subito l'immagine di un crepuscolo che manca ? quel sorride non è egli pieno della soavità di Teocrito ? quel ricamo di liste di luce non vi ·dice quanto basta per cavarne fuori una bellezza originale, ·purcllé vi assista ùn poco di buon gusto? E sopra tutto quell'oscurità pezzata non è ella, un'immagine piena di verità ed evidenza, perché rap– presenta appunto quell'interrompimento di luce e di tenebre che risulta dalle rupi dalle valli dai boschi ? Finalmente che ve ne pare di quel brancolando ? io per me dico che è mirabile. » Se dall'imitazione dei poeti st~anieri proveniva ai versi che allora correvano l'Italia tanta ambiziosa miseria di immagi111ibislacche, la colpa non era di quei poeti, ma dei loro imitatori, che mancavano ibliotecaGino Bianco
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