Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929

\ 276 A. Ga,lletti Il Mo111ti, dicevo, è sotto parecchi ri,spetti un letterato di vecchio stampo. Quando nel 1778 da Ferrara si reca a Roma, seguendo l'ifllvito del Oardilllale .Scirpione Bor,ghese, egli ha ben fermo in meinte che la sua valenti-a di ver,seggiatore debba procurargli un buon impiego e lauti do111i da ,quei Signori che avran1110desiderio delle sue dediche e d'elle sue lodi. Scriveva il 26 gennaio del 1779 a Clementino Va111netti (EJpist. 7 I, 60): « Il sonetto in lode di monsignor .Spinelli con altri due mi ha fruttato il regalo di un bellissimo cammeo, rappresentante un germa– nico giovane, in pie.tra di color biondo e delicato, che va a perdersi in– sensibilmente nel bianco a misura che la testa si scarna, e contornato di brillanti. Che bel mestiere sarebbe quello del poeta, se i versi fossero tutti e da tutti cosi rimunerati! Ma in Roma la cosa va al rovescio, ed è un accidente se va bene qualche volta. » E il 17 aprile di quello ,stesso a.nlllo ma111davaa dire al fratello, abate Cesare Monti: <1 E morta, ultimamente la Duchessa di Caserta, sorella del car– dinal Corsini. Questa è stata non piccola disgrazia per me.... Un mese prima di morire mi aveva data l'incombenza di fare un componimento drammatico da cantarsi per le nozze del Principe di Sermoneta suo figlio colla principessa Albani. Ero sicuro di una buona ricompensa, alle mie fatiche già terminate, ed ora non so sei il duca di Caserta, il quale pur,e avevami data la stessa commissione, avrà ereditato i pen– sieri della morta sua moglie. >> Nel febbraio del 1782 il Cardinale de Bernis pregava il Monti dj comporre u111a cantata a tre voci « per festeggiare la nascita del reale Delfino di Framcia », il disgraziato fanciullo che non regnò mai e che tuttavia la storia ricorda come Luigi XVII ; e il poeta, lieto dell'invito, scriveva al fratello di attenderne U1I1 dono cospicuo, « attesa la perso111a che me lo deve fare, e la circostanza per cui ho scritto, e la ,situazione i111 cui mi trovo, e la premura che deve avere il cardinale de Bemis di far-si onore col Prupa, che vi ha pre-so in - teresse >>. Mutano gli eventi e le istituzioni e i ,padroni, ma il mecenatismo è pur sempre l'omamoo-to più bello di chi comanda ed il co111forto dei poveri poeti; perciò vooticinque anni più tardi il Monti farà sapere gioiosamente al Bodoni quale regalo gli avesse assegnato l'Impera– tore Napoleone per il Bardo della Selva Nera: « -Sono due mila zecchini : mille subito e mille da destinarsi tosto che sia pronta la seconda parte. Egli ha trovato il segreto di accendere l'estro poetico. » BibliotecaGino Bianco

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