Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929

270 M. Moretti Ma il 1IDoggio,il moggio, che poteva es-sere il moggio ? Mi piaceva anche setnza capire. Quando consultammo i dizio!Ilari, quasi solen– nemente, in biblioteca, io !Ilon ne seppi di più; non capivo che cosa significasse u!Ila torcia; messa sotto una misura da grano « diversa !Ile'vari paesi». Solo più tardi m'accor,si che c'è in S3J!I1 Matteo una semplice lucerna sotto il moggio : perché !Ilon faccia lume, che dia– miille. E Gabriellino diceva ch'egli vedeva già una specie dli Furia incisa da Adolfo de Karolis che reggeva alta fumante e schiU1IDamtf la .fiaccola della vendetta. Egli aveva aoconsentito ad abitare, come noi tutti, u!Ila ·semplice camera ammobiliata, no!Il avendo anoora una Oappo!Ilci!Ila tutta per sé. Noi invece eravamo andati a cercare le più oscure vie di Fi– renze centesimina e le st3J!Ilzette eran gusci di lriooe iill case o in fette ,di case ove la miseria fa d'a melata affittacamere speculando sulla re~issività degli studenti a cui fra uscio e uscio dà perfi!Ilo lezioni di lingua ; e quel fortunato aveva invece u!Ilostudio, u!Ilvano allagato d'azzurro, all'ultimo pi3J!Ilodi Palazzo Ferroni, là dove la città sfolgora e iillsuperbisce, tra via Tornabuoni e il Luillgarno. Pensate, u!Ila fi!Ilestra sull'Arno e tutto quel che si vede! Tutto si vede, fiume, ponti, campanili, cipressi, colline, e il Vial de' Colli e San Mmiato e la Bella Villanella, l'iilltellettualismo d'una colli– netta a Firetnze ! Pensate, u!Ilo d'ei maggiori palazzi privati del me– dioevo e il rimpiamto ch'esso abbia perduto l'antica torre d'angolo, una stupenda loggia a terreno! E la gloria d'avere a due passi u!Il ponte che la sa lu!Ilga come il po!Ilte a S·anta Trìnita (attenti allo sdrucciolo), il ponte più erudito, il po!Ilte più schifiltoso che abbia mai scavalcato un !Ilobile fiume. Fu i!Il questa reggia che il mio bello e stupefacente compagno mi mostrò in gram segreto un fascio di carte che avevamo alcunché di favoloso, tratt3J!Ildosi, nientemeno, di quella SO!IlaJil.te maleodorante carta a mano filogram.ata su cui un solo Poeta allora in Italia aveva diritto di scrivere. Era il ma– noscritto della Fiaccola sotto il moggio. Era un superbo manoscritto rosso-nero tutto di pugno del Poeta che aveva ereditato anche la pazienza e l'amore degli amtichi alluminatori e copisti, e no!Il dico l'emozioine per le didascalie ,d'un rosso di fiaccola. Questo vedevano, questo avevano visto veramente i miei occhi. · - Papà mi ha daito per vootiiquattr'ore il manoscritto perché io copi la mia parte, la parte di Simo!Iletto. Ho giurato che non lo avrei mostrato a nessuno. Faocio u!Il'eccezio!Ile, perché so che tu non tradisci. · Io ~on prometto, no:n rassicuro, noo so che farò. Mormoro : - Si– monetto, Simo1I1etto .... - e lì per lì !IlO!Il mi par quasi possibile che ·il Poeta abbia scritto una traged'ia con una parte tutta per lui, per il ,suo adorato figliuolo, per il mio adorato compagno. ,Ma non era egli nna creatura felice, scesa dal cielo, unai specie d' Ariele ? Come BibliotecaGino Sianco

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