Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929
Ricordi dannunziani 265 'llOlll racconterebbe a,ncora la favola della Bella che va cercando il suo amore? Sette paia di scarpe ho consumate ... . Sette paia di verghe ho logorate .... Sette fiasche di lagrime ho colmate ... . Sette lunghi anni di lagrime amare .... Sette o settecento? Gli alllili erano sette o settecento? Il com– pagno mi dlisse che a questo punto l'attrice si volse a guardare il poeta. Il poeta rispose con un sorriso : « Madre, madre, do-rmii settecent'anni. )) E in virtù di quell'aria ,qi favola sorse il fruntasma. del misterioso persOIIlaggio che aveva dormito settecento amni come la bella aveva pianto sette am.illi riempiendo sette fiasche di lagrime, <~onsumamdosette paia di scarpe per camminare, altrettante verghe di ferro per apipoggiarsi lungo il cammino; ma l'amor della Bella ;10n si v,oleva amcora svegliare (il gallo camta e non ti vuoi destare) e il misterioso persoillaggio s'era invece svegliato con la responsa– bilrità dli tutti i miti e di tutti gli arcaismi d' Abruzw. - Aligi. ... - mormorò la grande signora. II. - SIMONETI'O. Non l'ho detto che ci si può volgere indietro a rimirare, ad adu– lare il passato, magari per sola pigrizia ? Guardati dentro, rime– scola pure il tuo cuore, povero artista che ti credi ancor giovane e già ti piace non essere più del tuo tempo, e non vi troverai che pi– grizia. Ciò che tu chiamasti saggezza e anche superbia e amche alte– rigia intellettuale e amche spirito di contraddizione e amche ri– nunzia evangelica non era che impotenza a muoversi e a camminare spedito, caricato il congegno a orologeria del cervello; sì che non ti restava più che volgerti indietro, cercare il filo d' Ariamna nel labirinto degli anni, rimestare senza costrutto nelle foglie secche di tutti gli autunni, viaggiare a traverso uilla gioventù di princisbecco o d'oro doublé senza muoverti dalla tua sedia che noill è in ottimo stato e non ti ha ancora, per la verità, risvegliato desideri impos– sibili come quel dell'immènsa poltrooa di cuoio, vero pachiderma dei mobili, entro cui, più che impigrirsi dietro il passato, ci s'addor– menta e si muore. Quamte forme ha questa pigrizia e come s'ingentilisce di nostal– gia e come si 111obilitain donneschi atteggiamenti d'estasi lirica! Riscriverebbe persino u111a poesia, dopo sedici o diciassette allilli, con la «gioventù)) - la tua -gioventù - che rima col « mai più)) del e,orvo di Poe. Non ci son mille romanze che debbono il gran segreto d'el patetico a ,queste due p•arole in fillledi verso su cui cade il sipario della lacrima? Ah se tu acconsentissi finalmente a svelare la tua BibliotecaGino Bianco
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