Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929
Ricordi dann1,nziani 263 di saia nero, il vestito della domenica, c,ucito dal sarto del tuo paese, con la tua incomprensibile genialità, con la tua genialità imbambolata. A Settigmano, a Settignwno ! Un altro avrebbe tremato; io sarei morto prima d'arrivare lassù.· Capponcina o Porziunoola, fasto o fralilcescamesimo, lassù si com– piva il destino di tutta una generazione letteraria, e l'Italia oolta e raffimata-guardava tutta da quella parte e trepidava. Un capola– voro era annunziato. Lo custodivano, fuor della soglia vietata, là dove la clausura d~ll'arte impooeva il silenzio e la gloria, casti ulivi e magri cipressi in U.111 senso di divinità o d'estasi lirica ch'era la ~tessa m.alìa dell'artefice. Era dunque U.111 ,simile capolavoro che il nostro disgraziato compagno doveva esprimere e donare alle folle aiccanto alla malinconia della Duse ? Ma che razza di creatura poe– tioa era questa che aveva dormito settecento anni e che richiedeva nell'interprete appenç1, U1I1 minimo d'arte, di conoscenza e d'amore? Va', va', divino ignorante, va', puro folle, varca la soglia vietata, .attraversa il cortile colil la fontanella che deve pure simboleggiar l'armolilia, entra nella stanza delle cariatidi con le tu~ scarpacce coperte di polvere. La grande attrice è seduta su un basso divwno, la testa appoggiata a una statua (forse l' Antinoo Farnese) e ti sa– luta con la dolcezza di Swnta Chiara : saluta, guarda e sorride. Il Poeta è in pied!i dietro di lei e ti fa come un piocolo cenno. Tu che sai camtare, camta. Furono. tante le domande ch'io rivolsi allora al compagno (e il compagno rispondeva sempre come se 1I1onfosse poi cosi tonto) ch'io posso dopo venticinque anni ricostruire la scena. Si, la grwnde tragica era seduta su un basso divamo, la testa appoggiata a una statua, e il Poeta attendeva giovanilmente dietro di lei, senza far motto, ma con un sorriso insieme d'irolilia e d'indulgenza, adorabili. Non c'era nulla all'intorno che facesse pensare ad abruzzesi civet– terie e selvaggerie, IIlon le spighe di meliga rossa contro i malefizi, non la cornamusa appesa acc3.lllto al telaio, non simbolici emblemi rurali come conocchia con pennecchio e bidente forbito, ma tntto era lussuosamente poetico e bello oome io avevo già detto al mio) amico. - Sa qualche cosa ? - chiese la grande attrice OOIIl la sua voce d'incanto, scosta!Ildo il capo dal marmo come per protendersi verso quel tanghero. - Sa qualcosa a memoria ? Ohe cosa ? - Poesie? Leopardi e Carducci. - Carducci ? Volete Carducci ? - chiese ella dolcissimamente ail Poeta, guard3.111d'olo di sotto in su, !Ilon senza un vago timore. Nolil son lu1I1gidal credere che il Poeta ripetesse quel suo fine sorriso di bontà e d'ironia, generosamente assentendo. Carducci era il maestro avverso ; ma nO!Ilbisogna dimenticare che aveva te- ibliòtecaGino Bianco
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