Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929
Ricordi dannunziani 261 era la PorziU1I1cola di S an Frances co: era, la Porziu!Ilcola diéllla Duse. Là dentro sostava, quam.do era molto stanca, la Duse. Io notai allora che il misticismo u mile umile, nel suo e IIlell'altrui territorio, lo aveva voluto, per quaindo era stanca, la Duse. Ore bisognerebbe dire qualcosa di Lei. La siginora era in quel tempo assai stanca. Si diceva, che le fa– ;iche per la rapp,resentazione della Francesca da Rimini, portata illl giro per tutta Italia con quelle spettacolose suppellettili e l'ar– mamentario guerresco, e poi il contegno stravagante del pubblico, l'avessero abbattuta, quasi finita. Quam.te u miliazioni, quante ama– rezze da quella, famosa notte d'esaltazione quam.do il Poeta aveva invitato l'illltellettualismO'italiano per leggergli la tragedia i!lltermi– nabile al lume dlei cam.delotti ! Si diceva che in quella notte ella fosse apparsa bella e raggiante ilil uno di quei pepli 01mpi e molÌi <:he adottava, oramai per tutte le parti. Ma poi eran seguite le hm– ghe prove estenuanti che .si fa,cevam.oal teatro della Pergola, non lungi da lla nostr a povera via Laura; e la signora ne usciva così ti:a,ccata dinam.zi al P,oeta imperturbabile che non si sapeva se il giorno dopo avrebbe potuto riprendere. E la scena della battaglia col fuoco greco e le mam.ovre del màngano ? I disgraziati alun1D.i della scuola di recitazione, mandati a far da, guerr;ieri, si ferma– vano esterrefatti a seguire le crisi dli nervi della maggiore attrice itali3111a. C'era du1D.que il collegamento fra, il teatro dove si prodigavruno i gram.di e i grandissimi e il teatrino dei pulcini che cominciavamo a ppena a beccare. La ,signora aveva già concesso la sua amicizia al mostro direttore e ricorreva, a lui per consiglio illl materia di scenari, costumi, effetti di luce o per ricerche o per date. La siginora aveva, .già fatto O1I1ore alla nostra umile scuola, chiamandola, « il vivaio di via Laura». Al vivaio di via Laura ella veniva qualche volta ilil gram. segretezza, sì che quando noi si vedeva, una carrozza ferma al porto1I1e,pensavamo che la divina attrice fosse a colloquio · lassù, e come ci tremava il cuore IIlOndico. Sapevamo ch'ella si mostrava stanchiss1ma, della sua comp agnia, degli attori di me– stiere, troppo ,facili, tr,oppo scaltriti, tam.to da gridare al nostro direttore in un impeto di sincerità : « ,Ma sì, ma sì, datemi dei principiam.ti, delle anime pure, voglio tutta gente vergine e nuova,!» S apevamo ch'ella aveva sognato di recitare nel teatrino della nostra scuola, coo noi, e questo era, il francescanesimo dei momenti quasi di reaziollle al suo tiranno, al suo maestro e suo autore. Purità, purjtà ! Srunto Framcesco ! Ma pareva, che proprio in quel tempo ella avesse riattizzata la :fiamma. I giornali anlllunziavano che il poeta aveva, finito un'altra tragedia, pastorale questa, di popolo e d'anime rozze, intessuta ibliotecaGino Bianco
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