Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929
384 R. DoLL0T, Les Journées .Adriatiques de Stenllhal gata di gaudenti chiamata la<<corte dei Busoni ». Su tutti ques~i sp~si una segreta ombra, e il dilatarsi, talvolta, di una strugge_nte ~al~nco~1a: San Marco era caduto; l'Italia era sogno lontano, e la città, ieri regma, era serva. Quanti veramente sentivano questo illividir delle cose, questa re– pentina ombra ? Certo qualche volta ,Stendhal. Era scettico e leggero, ' ' . 11 ·ta ma d'occhio acuto; prwdeva i suoi bagni di facile piacere ne a v1 italiana, ma sapeva anche concepire la disperazione della grandezza, op– pressa: l'avvilimento morale gli si rivelava per segni di decadenza fisica; li esagerava, e vi reagiva con una vaga lucidità di sogno, che ignorava solOI d'esser profetica. « Questa città singolare non sarà più che un villaggio malsano di qui a trent'anni, salvo che l'Italia non is,i ridesti, e non si dia un solo Re, nel qual caso io do il mio voto a Venezia, città. imprendibile, per esserne la capitale. >> Certo egli non sapeva tutto del– l'avvenire; ma qualche cosa ne divinava. E fuor da quell'o~iosa bruma, netto talvolta lo scatto del suo occhio scintillante. 'Molto opportunamente, il signor Dollot, letterato di ottimo Ol'ecchio, fa un rapido paragone, con Chateaubriand, che era stato a Venezia, dieci anni prima. Oertamente la città aveva }spirato a costui « alcune variazioni suntuose, giacché con l'autore del Genio del cristia– nesimo, si è tosto alle grandi canne dell'organo. Ma egli non aveva saputo comprenderla. C'è un interesse pungente a opporgli il flauto di Stendhal, le sue note acidule dal tono così preciso e che l'orecchio non dimentica più. >> Ed ecco una di queste note: « Gli occhi hanno le loro abitudini e le prendono dalla natura degli ogg,etti che sogliono vederi:> più di frequente; qui l'occhio è a cinque piedi dalle onde del mare, e incessantemente le scorge. Quanto al colore, tutto Parigi è povero ; a Venezia tutto è brillante : i vestiti dei gondolieri, il colore del mare, la purezza del cielo. che l'occhio scorge riflesso seriza posa nel brillio delle acque.» Appunti sparsì di un uomo ch'ebbe il genio dell'appunto. Il si– gnor Dollot ricostruisce il suo ,Stendhal a Venezia con una specie di condensazione tona,le di tutti gli elermenti che poterono influire su lui. Gli piace accompagnarlo, nelle sue escursioni in gondola sotto 1 i ponti antichi, lungo le fondamenta silenziose, nei rii remoti.' RHà con lui, cerea di accomodare alla sensibilità di lui, quei giri ch'egli ,stesso faceva, console di Francia a Venezia negli anni della guerra avendo a suo compagno e sua guida l'italiano e il poeta d'un'altr~ età Gabriele D'Annunzio. D'altra età e soprattut,to1 d'altra tempra che 'quella dei Buratti e degli Ancillo, questi epigoni del ,secolo del Casano~a e degli Arlecchini tanto cari a Stendhal. Fondazione Alfred Lewin Biblioteca Gino Bianco SILVIO BENCO.' Lb UGO 0JETTI, Direttore responsabile all B 'b ! ro d 0 Q_i< l.WR& :_E:-R1co AHIAN1 - v1A s. oALLo, :m- :r1amNZE. a 1 rl10teca Gin o B ianco da ..... ~---~ in data ........ ~!.. \~\ 9wo .l:P _ ........ bu . i',u
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