Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929

C. PELLizzr, Le lettere italiane del nostro secolo 375 CAMILLOPELLizz1, Le lettere italian_e del nostro secolo. - Libreria d'Italia, Milano, 1929. Lire 30. Il libro di Camillo Pellizzi intende « render conto di tutta la lette– ratura italiana moderna, partendo da quelle manifestazioni che stanno a cavaliere dell'Otto e del Novecento, per venire poi a descrivere le ten– denze culturali più caratteristiche del nostro secolo e concludere con l'esame della letteratura oggi dominante e viva.» Sono quattrocentodi– ciannove .fitte pagine 23 x 16 di testo; più di cento pagine di bibliografia; vicino a mille, e quasi tutti italiani, gli autori citati. · Riconosciamo intanto che nelle acque della moderna letteratura non era mai stata calata una rete cosi capace e di tante maglie, e che non s'eran nia,i visti affiorare tanti pesci. Che pesca! Che chiappa! Quanto alla mole dell'opera, Camillo Pellizzi ha certo battuto, e di gran lunga, tutti i predecessori, da Renato Serra al Prezzolini, al Russo, al Flora, al Crémieux. Ma il critico è stato poi pari al bibliografo ? Dirò come il gesuita della favola: distinguo. ,Ma prima d'entrare nel merito dei par– ticolari giudizi che il Pellizzi fa di questo o quell'autore, importa vedere il suo metodo: di che idee egli si serve, a che principii obbedisce. Diciamolo sùbito: questo libro o librone, di tanti meriti e di tantis– simo ingegno, è nato male: fu concepito come una storia e si è effettuato come una cronaca; qovevano prevalervi le idee, e invece i dati, i fatti, i titoli, i nomi lo hanno soffocato. Si direbbe che l'autore abbia obbedito a due impulsi: a un impulso intimo, di critico, di -uomo cioè che ha gusti, letture, esclusioni, preferenze ragionate e sue; e a un altro im– pulso che gli sia venuto di fuori, come per commissione o condanna: tu scrive,rai di tutti i iibri e di tutti gli autori. Da questo primo squilibrio, scendono gli a.Itri. L'estetica del Pel– lizzi è quella idealistica: ogni artista, ogni poeta vale per sé, è, esteti– camente, insociabile. I gradi, i motivi della critica del Pellizzi sono, al– l'ingrosso, i crociani: intuizione, espressione, poesia. Ma che cosa è suc– cesso ? T anti erano i libri da citare, le opere da ricordare, gli autori da nomina.re e da metter-e a posto, che per riparare alla gran piena, il Pel– lizzi è ric orso di furia agli scaffali e ai palchetti dei generi, delle scuole, dei gruppi, delle riviste, dell'età, delle regioni, e persino dei sessi. Dentro un'impalcatura idealistica, nessuno si sarebbe mai aspettato tanto uso ed abuso di· spedienti scolastici. I poeti sono smembrati, qui la testa, là ' un braccio, laggiù un piede, peggio che nella selva delle Menadi. D' An– nunzio, per nominare lui, lo troverete in cinque o sei capitoli diversi, distanti l'uno dall'altro decine o centinaia di pagine; il poeta, il prosa-– tore il romanziere, il drammaturgo, ognuno fa da sé; e quando poi, per D' A~nunzio o per altri, vi provate mentalmente a riunire i vari pezzi del quadro, vi accorgete spesso che i pezzi non combacia1;10,anzi che qua e là contrastano e si contraddicono; e la figura dello scrittore non torna intera. Il Pellizzi ha tanto bisogno di- divisioni e di schemi, che quando non ne ha di pronti li crea li improvvisa lui. Usa, per esempio, il sostantivo «epica» e gli 'aggetti;i e gli avverbi che ne derivano, in senso tutto BibÌiotecaGino Bianco

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