Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929

374 M. SOLDATI, Salmace « ben fatti», due racconti vivi, veri, trascinanti, nei quali, il suo curioso automatismo trova finalmente un valore e un accento. Mio figljo. Il peccaminoso legame di un vecchio con la propria nuora Vivy la quale muore poi in un accidente automobilistico, la,. ' ' . f sciandolo intontito, senza dolore, senza rimorso, e orse con un senso di oscuro sollievo. Fuga in Francia. Una fuga attraverso il confine alpestre, in una notte inv,ernale, per il semplice gusto di aiutare un'amica non troppo amata, il marito di lei e un terzo individuo, bancarottieri ricercati dalla polizia. L'avventura finisce bene per tutti, tranne che per il nostro autore, che è arrestato al suo ritorno e ne sembra felicissimo: « Ero cosi contento! Finalmente mi capitava qualcosa di nuovo. Passai in carcere uùa quindicina di giorni. Alcuni miei amici avvocati venivano a vedermi. Io mi divertivo pensando a che cosa in quei giorni andava dicendo di me la città. » Per finitezza di scrittura, interesse sempre vivo di narrazione, fe.. licità descrittiva e ambientale Fuga in Francia è la prosa più bella del libro. Ma Mio figlio 1 con qualche cosa d'ingrato nel taglio e in alcuni particolari, val forse di più. Il Soldati non è solo riuscito a farci ac– cettare in qualche modo una situazione ripugnante, ma ha anche saputo vincere nel punto più scabroso della narrazione, mantenendo fermo t> reale l'amore del vècchio per il figlio da lui tradito. « Mio figlio è qual- , che cosa che è me e che nello stesso tempo è più di me, mio figlio è come Dio, come la virtù, come la bontà e la felicità : chi può non amare queste cose?» E dopo il funerale di Vivy, al quale non ha voluto as– sistere il figlio, conscio ormai dell'orribile verità: « Dì una cosa sono contento, ed è che Ruggero non sia venuto .... Forse ci sono degli uomini che l'unica cosa poi che resti di loro, viva,' dentro la vita, è il figlio che hanno fatto. Io perciò, in fondo, penso che non sono stato inutile. Non m'importa di non doverlo più rivedere, mio figlio esiste. Non po– trò mai annoiarmi completamente. » Frasi che, cosi staccate, possono non dir nulla, o anche suonare come false, stonate, approssimative; ma che nel racconto si salvano. troYano un punto d'inserzione e infine una ragione. Lasciamo perciò , i moralisti lamentare che il Soldati narratore abbia bisogno di pimenti eccezionali e di temi peccaminosi, e limitiamoci a tener conto dei ri– sultati conseguiti piuttosto che dei mezzi da lui usati. I risultati esi– stono, come s'è accennato, e bastano già a distinguere il Soldati tra i nostri giovani narratori più solidi e intelligenti. Per convincersene basta tener presente il fatto che il Soldati, anziché provarsi come altrj esordienti in tentativi mediati, di origine puramente letteraria, ha af– frontato dìrettamente una materia tratta dalla vita, una materia- sulla, quale pesa tutta la formidabile esperienza del naturalismo, cd ha sa– puto, qua e là, trarne acc~mti sinceri. Quanto al resto nessuno glielo imponga, penserà un giorno egli stesso a mettersi diaccordo con la morale degli altri novellieri : la gioventù e lo spirito di contraddizione sono capaci di tutto, e anche di questo piccolo miracolo. · EUGENIO MONTALE, BibliotecaGino Bianco

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