Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929

372 F. BURZIO, Ritratti e col suo Leonardo. In questo caso, quanto di troppo orgoglioso sem– brava inerente a.U'assunto, è stato corretto nel Burzio da un sottile tono eroicomico e bonario, che si rivela anche nel leggero arcaismo della forma di «discorso» da lui scelta, e trai()ela qua e là sotto l'accento di commossa e quasi mistica convinzione che anima il suo scritto. In sostanza, l'idea più ricca e nuova del saggio è « che il mondo moderno debba ancora costruirsi, o inventarsi, la propria felicità. » La follia, da un lato, deJ.1'« azione per l'azione» di cui ci-dà spe<ttacolo la società capitalistica giunta all'acme del suo sviluppo, i progressi dello spirito• critico dall'altro, che hanno intimamente corroso gli elementi mitici e mistici che sostenevano un tempo la fede nella vita e gli scopi dell'agire~ indicano, secondo, il Burziò, una profonda crisi nella civiltà contem– poranea, alle cui élites intellettuali egli propone come rimedio il mo– dello di cui sopra s'è parlato. Ma la polemica del nostro autore, occorre– appena notarlo, non è mai sterilmente negativa, né peccante di sover– chia logica avvocatesca, com'è quella recente, per altro opportuna e ingegnosa, di un Benda. Anche qui il senso della, 11ealtà concreta e storica ha salvato il Burzio. Egli intende come il fondo della civiltà– presente non possa essere so,ltanto negativo, egli subodora quanto di le,tterario e di estetizzante, o, peggio, di calcolato, si nasconda spesso• sotto le facili condanne e sotto i cosiddetti « ritorni >> politici o religiosi. Il ,suo «demiurgo>> non vuole esiliarsi in un chiostro, ma vivere più altamente la stessa realtà che lo circonda, ritrovare una nuova univer– salità di Cl!l.lturaal di sopra delle specializzazioni che minacciano l'in– tegrità del pensiero moderno, salvare la continuità e intimità del pro– prio spirito col « distacco >>delle passioni, e infine, riacquistata la smarrita poesia dell'azione, assumere la vita in un'atmosfera religiosa– e magica, « goethiana >> . .Se si può fare un appunto a questo Discorso, che in un altro paese più sensibile a tale sorta di problemi avrebbe indubbiamente destato numerosi echi e polemiche, è per quanto riguarda la sing0larità del– l'esperienza cui esso s'ispira,, tale da fare del «demiurgo>> un solitario– modello di perfezione, che, come è più o meno sorte di tutti i modelli, finisce con l'incarnare le aspirazioni particola,,ri del suo inventore, più che raggiungere quella validità universale che era nelle premesse. Forse anche l'assillante preoccupazione di aderire all'attualità storica che . ' diventa a momenti per il Burzio posizione di un problema astratto, con- tribuisce a limitare un poco la portata del suo insegnamento, pur pro– fondamente religioso e virile. Forse· un' est11ema punta di l\lCetticismo, verso )e apparenze della storia che si svolge nel tempo, e un più vivo richiamo a quella « storia pereinne >>che si rinnova ad ogni attimo in noi, attraverso l'intrico delle nostre passioni e dei nostri errori avrebbe ancora ampliato la «moralità>> del saggio, svelando sotto la potenza e l'equilibrio r;i,ggiunti, l'umile ma eterno e necessario contrasto umano da cui soltanto può germogliare anche la virtò più alta sotto la figura ancora un po' astratta e caricata del demiurgo, l'uomo.'· O questo senso di sottile insoddisfazione, che rinasce a tratti nel lettore dopo di esser stato intimamente preso dalle pagine eloquenti e ricche d'idee, non è forse dovuto ad un'ultima in.sormonta bile dif- BibliotecaGino-Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy