Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929

368 A. CAMPANILE, Giovinotti, non esageriamo! azioni del foot-ball, egli non ha mai usato una volta una_ par.ola che non fosse italiana. Solo in un punto ha raccolto un bel fasc10 d1 parole sportive ostrogote, per ridersi di siffatta mania. Perfino in luogo di «sport» ha sempre usato « dipo•rto ». È un colmo. Ed è anche un bello e lodevole sforzo). · Perché a differenza degli altri umoristi, e sopratutto di alcuno che va per '1a maggiore, Campanile è scrittore che conosce benissimo il valore delle parole; è un vero letterato. In quesito- carattere letterario e perfino grammaticale delle sue facezie ,è la più ,sicura originalità del suo umorismo. .Sulle cui parentele e derivazioni si sono fatti una quantità di nomi, naturalmente ,stranieri; un po' perché qualcosa nei modi ,e nelle trovate di Campanile sentiva di già letto e di risaputo 1 molto perché sorprendeva quel tipo compassato e imperturbabile di umorismo in uno scrittore italiano, era un fatto nuovo, ed è uso da noi spiegare i fatti nuovi in letteratura come derivazioni (vulgo « copia– ture») dalle 1etteratur,e straniere. Twain, Courteline, Avercenko, J•e– rome, eccetera. Non nego che qualche cosa dell'uno e dell'altro, sopra– tutto di Jerome, ricorra in Campanile. Ma si tratta più di atmosfera che di r iferimenti precisiJ a parte un certo fondo comune a tutti gli umoris.ti , antico da quanto il mondo, a cui tutti ricorrono per prestiti quando i ncalza il lavoro spicciolo e, dormitat bonus Homerus. Una sola volta ho avuto l'impressione di una parentela riconoscibile: quando lessi un libro di Alla,is.. Ma anche l'umorismo di Allais è di quello, forse più vero e sostanzioso, che fonda, la sua comicità sull'osservazione di uomini e di costumi, cui la rappresentazione umoristica forza un aspetto del vero senza togliere a, quel vero un certo carattere di possibilità. Campanile invece lavora di fino anche con un niente; la sua comicità è metafisica, tutto paradosso, assurdità e smorfie d'una ma,schera senza sorriso; è più abile, pagliaccesco e perfertto prestigiatore. C'è meno arte spontanea e più meccanismo; ma è il meccan1smo di un ammirevole « virtuoso ii. Forse tutto nei suoi effetti è preordinato; ma si sviluppano con tanto compassata disinvoltura che tutto vi si direbbe affidato al caso. Ma codesto virtuosismo verbale non esclude i colpi di fantasia e le autentiche «trovate», nelle quali la « vis comica i> più nativa e geniale fa tutte le spese del divertimento, e tocca effetti che vanno al di là del sèmplioe passatempo e della buffoneria. Anche questo libro ne è ricco; e sono tali che vivono di per ,sé, restano nella memoria del lettore, e pos– sono e,ssere utilizzate con frutto come citazioni da servir di spasso nella conversazione d'un salotto intellettuale. Il magnetizzatore dei bocca,li di birra, il pancione campione di podismo, il caffè degli appuntamenti galanti, San Piè di Leone e i nove fidanzati di J osephine, la cura del raffreddore con la pioggia d'acque minerali il guardasala troppo sen– sibile, il .figlio ~el guardiano dell'Harem, q~ella serie di trucchi e spa– rate paradossali che, se proprio si vogliono riferire a un tipo già noto di umori,smo, risentono del Barone di Munchausen la felice caricatura della civiltà americ~na: facezie, figure, episodi eh~ fanno onore all'in– gegno di Campanile, e soddisfano ad uno dei compiti più utili e degni che può proporsi uno scrittore, quello di far ridere questa nostra uma– nità preoccupata e immalinconita. BibliotecaGino Bianco

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