Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929
A. CAMPANILE, Giovinott-i, non esageriamo! 367 ~olve in un troppo poco, dato il sistema d'uscir ,di continuo dalla car– reggiata per tener dietro a tutte le storielle che possono essere raccon– tate da un personaggio, a tutte le complicazioni umoristiche che può offrire il capovolgimento d'una situazione normale e la, deformazione d'una parola o d'una frase comune. Insomma il solito sistema con cui si direbbe che Campanile s'industri a mettere di tutto un po' nei suoi romanzi per farne un libro che valga il suo prezzo col buon peso, per non tradire l'attesa di quel gran pubblico di media cultura e di dubbio gusto che gli ha fatto il suo primo successo. Ma Campanile, il solo autentico umorista che oggi abbiamo in Italia, ,è scrittore che può permettersi il lusso di fare il libro equili– brato e aristocratico, non importa se breve e in apparenza meno dei precedenti ricco di trovate e di freddure. Deve superare il periodo del .centone di storielle, che non riesce a far un libro sostanzioso, che di– sperde l'effetto d'un buon argomento ch'egli può aver fra le mani, e ri.on riuscirà comunque a, mantene,rgli inalterato il favore di quel certo pub– blico che, superata la prima sorpresa, vuol rendersi conto di troppe cose, vuol giudicare secondo schemi troppo banali, per apprezzare nel suo giusto valore l'umorismo di Campanile. « Questa è vecchia! ». D'ac– cordo, forse: è un po' il' torto di Campanile quel raccogliere anche sto– rielle e freddure dall'aria, un po' frusta., che talvolta però non sono che cavalli di ritorno (quante vecchie facezie di Campanile abbiamo visto dar per nuove con altre firme!). « Questa è stupida! ». Tante grazie. Ma è appunto in quell'impassibile stupidità di certi giuochi verbali, nella paradossale idiozia di certe trovate, che sta là finezza del suo sale, il carattere del suo umorismo, la sua virtuosità letteraria e gramma– ticale, il suo stile. L'umorismo di Campanile si rivolge a tutti, ma può essere gustato veramente solo da un pubblico molto :intelligente o molto ingenuo. Bisogna ridere subito o non ridere più; non gli si debbono chiedere .intenzioni ripos.te e giustificazioni. La sua comicità è tutta scoperta· e alla mano. E, in genere, una comicità verbale: puro suono di parole, che acquistano una virtù comica d'occasione dalla situazione in cui sono messe, dalle immagini a cui vengono impensatamente e biz– zarramente legate, dallo stridor_e di certi loro incontri coi più lontani significati, dall'usarle in un senso diametralmente opposto, o sempli– cemente diverso, e magari etimologicamente e logicamente più proprio di quello che è l'uso normale. Esempi ad apertura di pagina. Guardate gli sviluppi comici della frase « C'è il pollo a tavola!», intendendo non secondo l'uso che a tavola si mangerà del pollo, ma che interverrà al ,pranzo un pollo ammaestrato. E guardate a quella « scena d'odio» in cui un giovane ed una ragazza si giurano eterna avversione con le stesse frasi che l'uso ha, consacrato all'espressione dell'amore. Tale virtù di staccare le parole dal loro contingente significato per attribuirgliene altri arbitrari o paradossali, richiamati da una vaga relazione d'idee o addirittura dalla loro posizione di contrari, Campanile l'ha al sommo grado. E la deve al sicuro possesso che egli ha della lingua : una lingua chiara, precisa, sobria, agile, moderna con una pulizia e un riguardo di grammatico. (Si osservi che nel corso di questo suo romanzo dove si parla di continuo di giuochi sportivi e si descrivono minutamente le BibfiotecaGino Bianco
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