Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929
S. D'AMICO, Tramonto del grande attore 363 con il vecchio. Il Copeau è andato anche più in là, e non solo ha abolito il grande attore, ma persino sé stesso : e il teatro per lui si è ridotto alla pura e semplice lettura di opere drammatiche dinanzi a un pub– blico compunto di ascoltatori. ,Silvio D'Amico si duole di non aver mai assistito ad uno spettacolo del Vieux Colombier. ,Se avesse assistito non ad uno, ma a tre o quattro di quegli spettacoli, si sarebbe accorto che « il grande attore » del piccolo e famoso teatro della rive gauche era una grande attrice, e precisamente la parete di fondo del suo palcoscenico. Quella parete, solida, il muro vero e propr~o di un palcoscenico troppo breve per consentire l'uso pra– ticabile di un fondale, fu, finché visse il Vieux Colombier di Copeau, il vero protagonista di tutti i drammi e le commedie che vi furono rappre– sentate con un'arte del resto delle più genuine, compresa La Locan– diera, e la causa occasionale di tante riforme scenografiche. Un altro grande attore della stessa specie è stato· il deus ex machina di un altro teatro d'arte pa,rigina, la Oomédie des Ohamps EJlysées, nel periodo aureo del riformatore Hebertot: e precisamente l'ascensore montacarichi che occupa un angolo di quel palcoscenico anch'esso troppo angusto. Con quell'ascensore fecero la loro apparizione i Sei personaggi di Pirandello nell"ammiratissima edizione dei Pitoef, e s'involarono alla fine del terzo atto; e ,si disse che per merito suo il dramma acquistava un'evidenza che non avrebbe avuto, e quasi un senso che altrimenti sarebbe rimasto oc– culto. Lo stesso ascensore portò poi in scena, in altre occasioni, in R. U. R. dei Ciapek e in non ,so quante altre commedie, altri personaggi che non avevano nulla di recondito da disvelare. Questi non sono che indici ed esempi della via sulla quale cammina il teatro nuovo, da aggiungere agli altri molti che Silvio D'Amico, il quale ha viaggiato il vecchio e il nuovo mondo, raccoglie nel suo volume; dove, contrapponendo a ciò che v'ha di notevole in Italia ciò che si vede e si nota nei teatri stranieri, egli riesce a dimostrare con perspi– cacia e chiarezza che il tramonto del grande attore, fenomeno non sol– tanto italiano ma mondiale, non significa affatto il tramonto del teatro, e nemmeno dell'arte dell'interprete, ma un trapasso da forme vecchie, tradizionali o consuetudinarie, a forme nuove di teatro e di interpreta– zione. Questi mutamenti, determinati da certe esigenze o tendenze ·lel gusto moderno, e che trovano una certa rispondenza nella nuova lette– ratura drammatica (tramonta con il grande attore il dramma, ottocen– tesco) portano per conseguenza una crisi non letale, ma rinnovatrice· del t;atro se anche oggi sembrano dominati da pericolosi estremismi. Quanto alle condizioni del teatro, fra l'Italia ed altri paesi a.i quali molti guardano con invidia, non vi è che una differenza di gradi dal · punto di vista dei risultati artistici, anche se dal punto di vista pura– mente tecnico, o delle teorie, o del favore popolare, può sembrare che s.i tratti invece di un abisso. UMBERTO FRACCHIA. BibliotecaGino aianco
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