Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929
f / P. RIVAL, La folle vie de la Reine Margot 359 per l'altra, o per tutte e due, il nome di tragedia buttiamolo via e non sarà niente di male. Che nome vogliamo dar; al musaico eh~ è nell'abside del mio bel Sant' Apollinare in Classe a Ravenna? Io guardo · quella gran croce, in alto, chiusa nel suo cerchio brillantato · e sotto lei il gran Sa~to, alto rigido benedicente; e giù giù gli alberelli e le peco– relle, tanti e tante da una parte, tanti e tante dall'altra; e tutte le cose come slargate da così ampio sfondo di luce irreale di colori ir– reali : e sono preso e vinto da una commozione estatica eh; poi uscendo . . ' ' ' la gran pmeta selvaggia infonde del suo silenzio, avvolge del suo mi- stero secolare. MAN ARA V ALGIMIGLÌ. PAUL RIVAL, La folle vie de la Reine Margot. - Firmin-Didot, Paris, 1929. Fr. 20. Calzante quell'aggettivo «folle» sul frontespizio del libro del Rival. Segnare i limiti tra saggezza e follia è un po' difficile, e non e' è vita tanto saggia, che non abbia un lato di follia, né tanto folle che non abbia un lato di saggezza; ma qui Margherita di Valois è tutta folle. Era così la Margherita in carne e ossa ? La domanda può apparire inop– portuna dinanzi alle pagine del Rival, che scorrono rapide davanti agli occhi e alla f8(ntasia del lettore, come una successione di quadri sma– glianti. Non c'è tempo di pen.sare dove finisca la storia e dove incominci il romanzo. E poi bisognerebbe anche domandarsi se una storia vera della « reine Margot » si potrebbe scrivere senza restare impaniati nel vischio delle maldicenze, delle esagerazioni, delle falsità di cortigiani, di detrattori più o meno interessati, di quella voce di popolo che non sempre è la voce di Dio. Dal profilo candido del Brantòme e dai Mémoires che lei stessa lasciò, alla biografia del Rival c'è la stes_sa distanza che dalla terra al cielo. « S'il y eut jamais une au monde plus parfaite en beauté, c'est la reyne de Navarre, ... et je crois que toutes celles qui sont, qui seront et jamais ont esté, près de la sienne sont laides .... En ce beau corps, quelle plus belle ame fut jamais logée ?... la hauteur de courage et de résolution, qu'une infinité de traverses et indignités n'on su abattre .... ,> E si potrebbe continuare. Colta nelle lettere umane e divine; lettrice infaticabile fino a rinunziare al cibo e al sonno; eloquente e arguta nei discorsi; scrittrice finissima, e « ses belles lettres le prouvent bien, car il n'y a nul qui, les voyant, ne se moque du pauvre Cicéron avec le siennes familières. » Metterla in gara col « pauvre Cicéron » forse è un po' troppo, o esagerato d'un Brantòme; ma, insomma, pur con tutte le amplificazioni dell'ammaliato memorialista, chi riesce a mettere d'ac– cordo questa« déesse du ciel plus que princesse de la terre» con la Mar– got ,sensuale, voluttuosa, instabile negli amori, « femme passionée prHe à tout trahir pour son male », facile a darsi come una cortigiana ? « Il suffisait de la fl.atter, de vanter sa beauté, de lui laisser croire qu'on la désirait pour· qu'elle perdit la téte. >> BibliotecaGino Bianco
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