Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929

LIBRI. MAURll'E CROISET, Eschyle. - « Les Belles Lettres », Paris, 1928. Fr. 20'. Diciamo subito : bellissimo libro; quale era naturale scrivesee un uomo come Maurizio Croiset, che la lunga e larga preparazione ed esperienza erudita non lasciò mai straripare torbida e vagabonda, ma sempre raccolse entro limiti precisi, e sempre a precisi fini limpidamente guidò e diresse. È un libro: con senso di misura di ordine di unità; con obbedienza di linee e di disegno, e talvolta anche, se bisogni, di colore: non è uno di quei tanti zibaldoni dove luccicano false preziosità effimere di interpretazione, dove stride e stona, affannoso e borioso, il pettegolezzo filologico; né è uno dei tanti cosi detti «contributi», che possono seguitare all'infinito e finiscono solamente perché lo scrittore, un bel momento, smette di scrivere e1lo stampatore di stampare; e che di solito contribuiscono a complicare e ad oscurare, a semplificare e a illuminare non mai. Dopo quello del Patin, ancor oggi coi molti difetti suoi e deJl'età sua notabilissimo, questo del Croiset è su Eschilo lo studio migliore. Il Croiset è soprattutto una intelligenza fine e chiara; e la sua ,finezza e chiarezza, e il suo giudizio sicuro, e insomma il i;;uo gusto - che non sarà mai qualità spregevole anche se da eruditi savi e severi non di rado con sorriso lodata o con disdegno spregiata - lo conducono facilmente a girare ostacoli ch'egli non vede come ostacoli, e a cansare pregiudizi che egli non sente come pregiudizi; e a dare della poesia di Eschilo una interpretazione alla quale, per essere compiuta e immediata-, manca solo che quegli ostacoli siano di fatto, praticamente o teoricamente, superati e quei pregiudizi debellati. Leggiamo q11esto libro con la gioia e col tormento onde leggiamo libri di critica in cui , la luce dell'intelligenza risplende pur facendosi strada a fatica tra difficoltà e deviazioni, moralistiche o pedagogiche, classicistiche o reto– riche, logiche o formali, realistiche o naturalistiche, e altre simiglianti di ogni genere, isolate o confuse. E allora bisogna sceverare, distinguere, estrarre; e, quasi a dispetto dello scrittore medesimo, certe vedute e certe espressioni accentuare e rilevare, altre abbassare di tono o scartare. Si capisce che anche qui, come sempre presso i critici bene dotati, quando il Croiset affronta direttamente l'esame dell'opera ,l'arte in se stessa la sua sensibilità critica prevale sicura; e i sette capitoli su le sette tragedie di Eschilo, come sono del libro la parte maggiore, anche sono la più salda e la più delicata. Egli ha l'occhio, per ogni tragedia, al tema e al centro poetico; anche se talvolta gli accada con- 2a.- P~garo. · BibliotecaGino Bianco

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