Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929
Le delizie del grammufono 351 che tono speciale, per qualche apertura e possibilità nuova del gram– mofono (l'atmosfera di irrealtà di cui ci circonda) mi paiono un po' esa– gerati. Anche se si scriverà musica per il grammofono ci troveremo tutt'al più davanti ad un nuovo «strumento» come il 'saxofono e ci ' ' vorrà sempre, in tutti i casi, un artista, un'opera d'arte. Sta bene non considerare il grammofono come un semplice conservatore e ripro– duttore di musiche passate (il «disco» è per la musica quel che è la scatoletta di latta saldata per la nutrizione : permette il trasporto da regioni lontane di cibi che altrimenti non si manterrebbero freschi) ; ma non bisogna poi dargli un'anima che non ha . .Samuel Butler era stato per anni ossessionato dal pensiero che, le macchine rappresentassero nella evoluzione della vita sulla superficie della terra uno stadio posteriore all'uomo (minerali, vegetali, animali, macchine), e da questa preoocupazione era nata l'utopia di Erewhon, civiltà chiusa, che aveva superato l'era delle macchine, distruggendole e proibendone la fabbricazione, fosse pur quella di un modesto orologio ; altrimenti le macchine avrebbero preso il sopravvento sull'uomo. Non bisogna diventare discepoli del Butler ,fino a questo punto. Le macchine artistiche sono invenzioni interessanti, anche dal lato artistico, ma sonò strumenti. E hanno una importanza particolare dal lato della vita sociale. La rivoluzione che la tipografia produsse nella vita della coltura letteraria, la stanno producendo oggi nella vita della coltura musicale il grammofono e la radiofonia. ,Su ciò non vi è dubbio. Paesi, case sperdute in campagna e sui monti, umili appartamenti di città, i cui abitatori non avrebbero mai potuto sentire l'esecuzione di una grande sinfonia, o d'un'opera lirica, o d'un solista rinomato, possono oggi sod– disfarsene tutti i giorni con una minima spesa. La coltura musicale ha fatto in questi anni passi da gigante. Il grammofono ha poi per effetto di distruggere le esecuzioni me– diocri. Già, nei programmi di radiofonia la parte che si ascolta più volentieri è quella, dei dischi. A nessuno salta in mente di preferire le orchestrine ridotte operanti dinanzi al microfono delle stazioni diffon– ditrici, all'audizione d'ottimi dischi di famose orchestre mondiali. Si può anzi prevedere non lontano il giorno in cui, fissat_e da or– chestre eccellenti le esecuzioni di certi pezzi classici di musica, nessuno vorrà più sentirli in una edizione .meno buona per cura di orchestre se– condarie; allora si riserverà al grammofono tutta la musica classica, riconosciuta, e le orchestre non avranno a.itro da fare che «provare» le, musiche nuove. Nei caffè, nei salotti, nei cinematografi, nei_locali pubblici dove ~i balla i grandi apparecchi di grammofono dotati del pick-up hanno so– norità da grande orchestra e stanno cacciando i poveri ~us~cisti, che_si erano moltiplicati in questi anni di d;mza sfrenata e di crnematofiha. È un problema sociale molto grave, che ripete, per le arti, quanto avvenne per i tessuti quando fu inventato il te~aio me~canic~. . .. Il risultato in tutti i casi, è che l'arte arriva a-gli strati più um1h della popolazio~e, tende a diventa~e p~ù democratic~,, e. pi~. u~vers3:le. Il folklore musicale, mediante 11disco, non ha prn hm1t1 di spazio ; le canzoni delle Pa-mpas e quelle del Don si trovano accosto in un salotto BibliotecaGino Bianco
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