Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929

Lettera all'onorevole Oipriano E. ·Oppo, pittore 347 era storia come la storia era poesia. L'ideale era la stessa realtà non , mutilata, non ingrandita, non trasformata, non scelta; ma piena: con- ._ creta, naturale, in tutte le sue varietà: la realtà vivente.» (Né mi pare eh~ i pittori come lei o come Soffi.ci, quando oggi scrivono d'arte, so– gnmo altro). E dovunque la piena rispondenza della pittura alla vita sociale, alla musica, ai balli, alle feste, al teatro, al costume, alla filo– sofia nel semplice significato di buon senso e di ragione e di tolleranza che allora si dava alla parola. E dovunque quel sorriso che rivela l'ar– monia tra corpo e anima, tra fantasia e ragione, in un secolo che si gloriava di tutto comprendere e prevedere e la cui intelligenza e dot– trina erano state aperte dal Muratori e dal Vico : vita felice, anche troppo felice, possiamo dir noi che purtroppo ne godiamo solo il riflesso nell'arte. V'è una lettera di -Goethe, del 1786, da Roma che de,finisce bene, mi sembra, quell'euforia: « La mia antica abitudine di vedere e di leggere le cose come esse sono, la mia costanza nel la.sciarmi guidare solo dagli occhi, la mancanza in me d'ogni preconcetto, hanno campo d'esercitarsi ogni giorno e mi rendono beatamente felice. » Obietta taluno, e forse anche lei, che l'arte del '700, anche la poe– sia, anche le prime poesie del Parini quando era più Arcadia che Orazio, più Orazio che Parini, ha un orrendo difetto, d'essere convenzionale. Ma che vuol dire questa bastarda parola ? Che in quel secolo si trova anc6ra tra gli artisti più diversi, e cosi tra artisti e clienti, una tacita intesa su quel che vale la pena di fare, invece di dover perdere tempo a cercare quel che si deve fare e come si deve fare, che è il tormento d'oggi, la malattia trasmessaci dall' '800, con questo in più, per fortuna, che ormai ce ne doliamo e cerchiamo di liberarcene. In questo senso, se il paragone non è troppo pesante per un secolo tanto libero, cordiale e ragionevole, tutta l'arte greca è convenzionale. E proprio a lei io dovrò dire quello che la stessa tecnica della pit– tura moderna (non oso dire contemporanea, di tante contraddizioni questa si nutre e si vanta) deve al Tiepolo e al Guardi ? Che altro è l'impressionismo di Manet o di Renoir ? Ma la lettera è già lunga lunghissima; e prevedendo che non per questo ella si dirà convinto, mi vien voglia di chiudere, tanto per restare in carattere, con un sospiro del Metastasio : parlo, ma sol parlando - me soddisfar procuro .... Parlo, ma non dimando - se approvi i detti miei.. .. Questo non toglie che se eHa li approvasse, ne sarei lietissimo. Con cordiale amicizia, UGO OJE'.lTI. Bibl1otecaGino Bianco

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