Pègaso - anno I - n. 8 - agosto 1929

206 U. Fracchia _ Certamente, - rispose il maggiore Iupiter: - Pure a me qualche cosa dice. N 01I1 era un valzer anche quello ? Tutto nOIIlco– minciò con u!Il valzer ? _ ,Mio Dio! - sospirò la signora Celeste, stralun31Ildo un po' le pupille : - A che cosa pensi ! - Penso che ainche ora stia per incominciare una vita 111uova ,per !Iloi, chiq1titaJ - disse il maggiore Iupiter: - No111 lo senti nel– l'aria? Vorrei ballare co111 te un giro di questo valzer. - Sì, proprio una vita nuova! - esclamò co!Ilcommiserazione la signora Celeste. · Dinamzi a loro .passavano le coppie, rotando leggermente, e pa– reva che li sfiorassero portate da ali invisibili. Senza darle il tempo di resistergli, con UIIl movimento brusco e impetuoso, egli l'ab– bracciò e la trascinò con sé in quel largo e arioso vortfoe. - Fermati, lasciami, è stupido, no111 so più ! - disse la signora Celeste, cercamdo di trattenerlo. Ma egli la serrò più forte, e le rispose semplicemente: - Lascia che io ti porti. Per quanto 1110n ci mettesse punto slancio, leggiera come u111a piuma si lasciò portare. Il valzer era lento, strascicato, e tutti lo ballavaJilo assec,ondandone l'onde sinuose e lunghe. 00111 il suo passo saltellante, le sue piroette, i suoi mulinelli, il maggiore Iupiter portò un grande scompiglio in quei placidi flutti. Insensibile agli. urti, sordo alle proteste che sollevava intoroo a sé, egli continuava a girare implacabile •come una tromba marina; e bastava guardare– lo sfavillio degli occhi, in quel viso che pareva rapito i!Ilestasi, per capire che sarebbe stato vano resistergli. Qualche coppia du!Ilqne– si fermò, altre passarono al largo, ed egli si trovò ,a girare da solo, in U!Il ampio cerchio vuoto, intorno al ,quale non tardarono ad assie– parsi i curiosi. Essi guardavano meravigliati quello straordinario ballerino. E, vedendo le s11elarghe code battere l'aria come pale– di mulino, i suoi baffi tagliarla come pu111tedi banderuola: - Be– ne ! - incominciarono ad esclamare, ridendo : - Questo si chiama un valzer ! Bravo il veochio ! Forza, perdio ! - Di lei, della signora Celeste, dicevano : - Ma è una silfide ! Guarda che leggerezza r Brava la bambi111a ! - Applaudivano, e con quanta maggior vee– menza e arditezza egli incurvava il ginocchio, batteva il tacco, s'avvitava suUa punta del piede, disegnando i suoi larghi circoli e– le sue strette spirali, tainto più quelli ridevano e alzavan la voce, esélamando : - Forza ! Arranca! Bùttati ! Fattene uliia ,polpetta! - Basta, lasciami, - gridò a U!Il tratto la signora Celeste che,. pallida, con gli occhi chiusi, la gota appoggiata all'alta spalla di lui, era rimasta fino allora insensibile a quelle voci. Puntò con f~ria_ i pugni contro il suo petto e, clivin_co]andosi, cercò di sfug- girgli. . · - Ohe cos'hai, cara? - le chiese amsand 1 0 il maggior Iupiter~ Biblioteca Gino Bianco

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